In soli 10
giorni tre donne sono state massacrate, altre sono sopravvissute ai loro
mariti che hanno tentato di ucciderle. Nonostante la portata
macroscopica della violenza sulle donne, il Governo italiano che
tardivamente firma la Convenzione di Istanbul ma deve ancora passare al
vaglio del Senato, fa slittare la proposta di legge che prevede
l’inasprimento delle pene per i reati di genere, ma accade anche un
altro fatto a dir poco vergognoso: la regione Lombardia, una delle
regioni con il più alto tasso di donne uccise e maltrattate, continua a porre il veto sul finanziamento della legge contro la violenza sulle donne; intanto un’altra donna ieri è stata aggredita dal marito che le ha dato fuoco a Roma e un’altra proprio in Lombardia, a Milano, è stata accoltellata dall’ex convivente.
La Regione
Lombardia ha scelto di non stanziare alcun finanziamento specifico, a
sostegno delle legge sulla manovra finanziaria (Ne parlammo QUI). Alcuni
fondi, 17,4, sono stati destinati per la spesa sanitaria, per
l’ammodernamento delle tecnologie sanitarie nelle strutture pubbliche;
43,7 milioni per la dote buono scuola (un tema caro alla destra e a
Formigoni); meno del doppio (79,8 milioni) per la cultura; 7 milioni per
il sostegno alla natalità (tra cui le manovre antiabortiste) e perfino 3
milioni e 200 mila euro per l’assistenza ai detenuti.
Ma per la
legge sulla violenza contro le donne non è stato accolto alcun
finanziamento, proposta presentata da Sara Valmaggi, per il Pd, e da
Chiara Cremonesi, di Sel, che chiedeva di mettere a bilancio due milioni
di euro per un fenomeno in continua crescita. In questo modo, la legge
sulla violenza contro le donne in Lombardia è inapplicata.
Questo fa
ravvisare la profonda arretratezza del territorio italiano e più in
particolare della Lombardia, ultima tra le regioni ad approvare una
legge a tutela delle donne, per quanto riguarda la tutela delle donne,
ma fa anche ravvisare che è ancora profondo nel nostro paese un clima di
indifferenza verso le donne e tolleranza verso fenomeni di violenza di
genere, considerati ancora fattori privati e individuali, aggiungendo
anche il fatto che la giunta Formigoni ha premuto per anni allo scopo di
rafforzare l’obiezione di coscienza e lo spirito antiabortista a tutela
della famiglia, offrendo alle donne dei bonus
affinché diventassero madri e (implicitamente) non cercassero lavoro,
impedendo così quell’indipendenza economica che sta alla base della
salvezza delle donne da rapporti violenti.
Senza quei
fondi è impossibile creare e mantenere le case segrete per ricoverare
donne in pericolo di vita o i centri anti-violenza, che il welfare ha
messo in crisi. Ad oggi sono 120 le donne uccise in Italia nel 2012, stando a dati raccolti in base alle notizie riportate nei giornali dato che il nostro Governo ancora non ha un osservatorio sul fenomeno, lasciandolo nel sommerso. Grazie a Telefono rosa che alla vigilia della Giornata contro la violenza alle donneha
diffuso questi dati, possiamo conoscere che la violenza sulle donne in
Italia ha un aumento delle violenze contro le donne all’interno di
rapporti sentimentali: l’85% di tutte le violenze, il 3% in più del
2011.
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