Presto le donne dell’Arabia Saudita avranno una città tutta per loro.
Non hanno ancora la possibilità di votare e di guidare l’automobile, ma
per loro le Autorità monarchiche hanno deciso di costruire una città
industriale/commerciale nei pressi di Hofuf, nell’est del Paese.
L’opera, che dovrebbe esser pronta per il prossimo anno, consentirà alle
signore di intraprendere attività lavorative e di impiegare le loro
connazionali senza andare contro le norme della loro religione che
regolano i rapporti fra i sessi.
Il direttore del progetto ha detto al Guardian
di essere “sicuro che le donne possono così dimostrare la loro
efficacia in molti settori e scegliere le attività che rispondono meglio
ai loro interessi, natura e capacità”.
Il progetto porterà 5.000 posti
di lavoro nel settore tessile, farmaceutico e alimentare.
Verranno
costruite anche abitazioni, in modo che le donne possano essere vicine
al loro impiego. Questa idea, nata per iniziativa di imprenditori
sauditi, mira essenzialmente a trovare opportunità per le giovani
laureate. “La nuova città industriale avrà un centro di formazione per
aiutare le donne a sviluppare i loro talenti e insegnare a lavorare
nelle fabbriche”, ha detto l’imprenditrice Hussa Al-Aun al giornale Al
Eqtisadiah. Le donne saudite hanno difficoltà ad accedere al mercato del
lavoro. Possono lavorare come cassiere al supermercato, allo sportello
(per sole donne) delle banche e, recentemente, nei negozi di lingerie.
Un regio decreto, entrato in vigore nel mese di luglio, hanno anche
aperto loro le porte dei negozi di cosmetici. Ma le autorità religiose
non vedono di buon occhio questi progressi. Un avviso emanato nel
novembre 2010 dal comitato IFTA, che riunisce gli ulema, ha ricordato
alle donne, in particolare alle cassiere, che “non era permesso lavorare
in luoghi dove possono trovarsi con gli uomini” e che “devono trovare
un lavoro dove non possano essere attratte dagli uomini o attirarli”.
Anche ai Giochi Olimpici, come si è potuto vedere nelle ultime edizioni
di Pechino e Londra, la partecipazione da parte di atlete di alcuni
Paesi arabi rimane problematica.
Nessun commento:
Posta un commento