Botte e omicidi passionali. E le vittime aumentano. Così a Modena provano a curare i molestatori. Sul modello norvegese. di Paola Fantauzzi
Vanessa Scialfa, vent’anni appena, è stata strangolata e poi buttata
da un cavalcavia dal suo ragazzo perché avrebbe pronunciato per sbaglio
il nome del suo ex.
Delle altre, come Fabiola Speranza, Rosetta Trovato o
Enza Cappuccio, nessuno ricorda nemmeno la storia. È una scia di sangue
senza fine e dalla progressione agghiacciante, la violenza sulle donne:
119 quelle uccise nel 2009
127 nel 2010
137 nel 2011
già una
sessantina nel 2012.
In media più di una ogni tre giorni.
Un’emergenza a tutti gli effetti, che però non pare essere percepita
come tale nel Paese che fino a trent’anni fa nei processi ancora
concedeva le attenuanti al delitto d’onore.
Non solo: l’attenzione è
rivolta quasi esclusivamente alle vittime dei maltrattamenti, sebbene
solo intervenendo anche sugli autori possa esserci vera tutela.
È proprio partendo da questo assunto che a Modena opera da sei mesi “Liberiamoci dalla violenza”, un centro specializzato per gli uomini responsabili di abusi aperto dalla Ausl (Azienda unità sanitaria locale) con la collaborazione delll’istituto di Oslo Atv (Alternative to violence, alternativo alla violenza),
che in Europa vanta la maggiore esperienza nel campo.
È la prima
struttura completamente pubblica in Italia di questo tipo, del tutto
gratuita. La sede è all’interno di un consultorio e a eccezione di una
sociologa sanitaria che coordina il progetto, lo staff è tutto al
maschile: uno psicoterapeuta e due psicologi. Minimo l’impegno di spesa:
due anni fa la Regione Emilia Romagna ha finanziato l’avvio con 35 mila euro, impiegati per lo più per la formazione, svolta da esperti norvegesi.
In questi giorni ne ha erogati altri 15 mila per il 2012.
Nel
caseggiato giallo e grigio che ospita il centro non ci sono le belve
peggiori: chi è arrivato qui lo ha fatto di propria iniziativa. Uomini
che davanti alle percosse ripetute e alle compagne mandate in ospedale
hanno capito di non farcela da soli a uscire da un gorgo di brutalità e
sopraffazione e hanno chiesto aiuto.
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