giovedì 16 agosto 2012

Uomini che picchiano le donne

Botte e omicidi passionali. E le vittime aumentano. Così a Modena provano a curare i molestatori. Sul modello norvegese. di Paola Fantauzzi 

Vanessa Scialfa, vent’anni appena, è stata strangolata e poi buttata da un cavalcavia dal suo ragazzo perché avrebbe pronunciato per sbaglio il nome del suo ex.
Delle altre, come Fabiola Speranza, Rosetta Trovato o Enza Cappuccio, nessuno ricorda nemmeno la storia. È una scia di sangue senza fine e dalla progressione agghiacciante, la violenza sulle donne:
119 quelle uccise nel 2009
127 nel 2010
137 nel 2011
 già una sessantina nel 2012.  

In media più di una ogni tre giorni. Un’emergenza a tutti gli effetti, che però non pare essere percepita come tale nel Paese che fino a trent’anni fa nei processi ancora concedeva le attenuanti al delitto d’onore.

Non solo: l’attenzione è rivolta quasi esclusivamente alle vittime dei maltrattamenti, sebbene solo intervenendo anche sugli autori possa esserci vera tutela.
È proprio partendo da questo assunto che a Modena opera da sei mesi “Liberiamoci dalla violenza”, un centro specializzato per gli uomini responsabili di abusi aperto dalla Ausl (Azienda unità sanitaria locale) con la collaborazione delll’istituto di Oslo Atv (Alternative to violence, alternativo alla violenza), che in Europa vanta la maggiore esperienza nel campo.

È la prima struttura completamente pubblica in Italia di questo tipo, del tutto gratuita. La sede è all’interno di un consultorio e a eccezione di una sociologa sanitaria che coordina il progetto, lo staff è tutto al maschile: uno psicoterapeuta e due psicologi. Minimo l’impegno di spesa: due anni fa la Regione Emilia Romagna ha finanziato l’avvio con 35 mila euro, impiegati per lo più per la formazione, svolta da esperti norvegesi. In questi giorni ne ha erogati altri 15 mila per il 2012.

Nel caseggiato giallo e grigio che ospita il centro non ci sono le belve peggiori: chi è arrivato qui lo ha fatto di propria iniziativa. Uomini che davanti alle percosse ripetute e alle compagne mandate in ospedale hanno capito di non farcela da soli a uscire da un gorgo di brutalità e sopraffazione e hanno chiesto aiuto.

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