giovedì 6 settembre 2012

SONDAGGI SHOCK PER IL BERLU NAZIONALE...

di Francesco Bei 

Sondaggi neri, umore blu. Non bastasse aver passato tre ore in caserma a rispondere alle domande di Antonio Ingroia, ieri al Cavaliere è toccata pure una serata dedicata alla legge elettorale, tema notoriamente in cima ai suoi pensieri. Ma la vera ragione del morale sotto i tacchi è un’altra. È la corona di spine che gli ha consegnato lunedì la sondaggista Alessandra Ghisleri.

Numeri impietosi che fotografano l’assoluta mancanza di un «effetto Silvio» sul Pdl. Il partito è infatti inchiodato al 18-20 per cento, gli stessi numeri che aveva con Alfano. Per questo il Cavaliere è di nuovo in preda al dubbio, non sa come andare avanti, se candidarsi o meno. Mentre nel partito — condannato allo stallo — cresce la fibrillazione per questa indecisione del leader.

Ieri sera a palazzo Grazioli è stato un coro, da Alfano a La Russa, da Cicchitto a Gasparri, tutti a dirgli «Silvio ti devi decidere, ci dobbiamo muovere per la campagna elettorale». E visto che Berlusconi ha annunciato di voler partecipare alla festa di Atreju a Roma (l’appuntamento dei giovani di An, ora ereditato dal Pdl) il 14 settembre, il segretario è arrivato fino a minacciare di portargli davanti al palco un pattuglione di giovani «per chiedergli di sciogliere la riserva» perché «Berlusconi rimane il miglior candidato». Il fatto è che, a tutt’oggi, è anche l’unico. Alfano, dopo il tira e molla a cui Berlusconi l’ha sottoposto per mesi, con tanto di umiliazione sulla «mancanza del quid», ha già messo in chiaro che lui non intende trangugiare altra cicuta: «Io non correrò».
Scartata quindi l’idea che si possa tornare su Alfano, in un balletto poco dignito)so, ieri si è riaffacciata l’ipotesi di organizzare delle primarie, come peraltro era già stato deciso. Si potrebbero svolgere a novembre, vicino a quelle del Pd, creando un effetto “convention Usa”. «Ma la prima opzione — riferisce uno dei boss del Pdl vicini al segretario — è che si candidi Berlusconi, che ci metta lui la faccia». Così, in caso di sconfitta, sarà il Cavaliere a caricarsela sulle spalle. Raccontano tuttavia che Ber-lusconi stia ancora almanaccando sulla possibilità di trovare un candidato nuovo, «un outsider, un giovane, magari con qualche importante esperienza all’estero». Gli piacerebbe un Marchionne giovane, ma al momento ha solo in mano l’identikit.
Così, con il Cavaliere poco propenso alle battute e con nulla da annunciare, ieri sera è andato avanti per ore un confronto sulla legge elettorale. Il Pdl infatti su questo argomento è spaccato in due. Da una parte c’è chi punta su un modello proporzionale alla tedesca, quello che Gaetano Quagliariello aveva trattato con Luciano Violante prima dell’estate. È uno schema che renderebbe più facile per il Pdl rientrare in una futura grande coalizione dato che ogni partito arriverebbe dopo il voto con le mani libere. Inoltre riaprirebbe il casello autostradale verso l’Udc, cosa a cui puntano molto le colombe del Pdl. Al Senato questa carta si potrebbe giocare subito, tanto che Renato Schifani sta premendo in tutti i modi per sbloccare l’intesa e ieri ha fatto filtrare tutta la sua «irritazione» per l’ennesimo buco nell’acqua. Una presa di posizione che ha raccolto il plauso, guarda caso, di altri due centristi filo Monti come Lorenzo Cesa (Udc) ed Enrico Letta (Pd).
Ma c’è una corrente potente nel Pdl che tira dalla parte opposta e punta a chiudere un accordo con il Pd su una legge elettorale vicina al Provincellum, con un terzo di parlamentari eletti in liste bloccate e un premio di maggioranza del 15% al primo partito. È Denis Verdini il capofila di quest’ala e ieri sera si è detto ancora convinto di poter «portare a casa l’intesa con il Pd nelle prossime 48 ore». A quel punto, ma qui siamo ai confini della fantascienza, si potrebbe riprendere in mano l’idea di anticipare il voto a Novembre. Peccato che Napolitano abbia già fatto sapere a Gianni Letta, nell’ultima conversazione avuta al Quirinale, di ritenere questa ipotesi morta e sepolta. Infine ci sono gli ex An. Da qualche tempo hanno ripreso a vedersi tra di loro, guidati da La Russa, tra Roma e Milano. Riunioni in cui si riparla di andarsene per conto proprio se una parte del Pdl dovesse mettersi d’accordo con Casini per la grande coalizione.

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