Sono quelle sere in cui la vita non ti fa sconti, ma lei l’ha realizzato
troppo tardi. Altrimenti non avrebbe ingaggiato una stupida lite, mossa
da una stupida gelosia, con l’uomo che da qualche tempo la ospitava,
che l’aveva strappata a un’esistenza fin troppo randagia. Altrimenti non
si sarebbe precipitata per le scale, sbattendo furiosa la porta, per
andare a rimuginare su una panchina di un parco spelacchiato, all’una di
notte, dove il suo carnefice l’aspettava. Picchiata, violentata,
rapinata. In una sequenza brutale che però non gli ha tolto la freddezza
e il coraggio: con quel telefonino che le era rimasto miracolosamente
tra le mani ha chiamato il 113, ha descritto lo stupratore e ha chiesto
soccorsi.
L’hanno accerchiato un branco di volanti del
commissariato Prenestino nel volgere di cinque-sei minuti. È un
marocchino di 24 anni, stava frugando ancora nello zainetto strappato
alla sua vittima. E’ accaduto a Torpignattara, in viale dell’Acquedotto
Alessandrino. Il parco spelacchiato, con certe brutte siringhe puntate
sul terreno, si chiama in realtà parco Giordano Sangalli, un piccolo
tempio della Roma multietnica e anche disperata, dove gli immigrati del
Bangladesh sgobbano onestamente tutto il giorno e poi la sera si
ubriacano e ne combinano di tutti i colori, dove i ragazzini del
quartiere, giusto l’altra notte, sono stati sorpresi e interrotti nel
loro gioco preferito: sassate allo straniero. In questa piccola giungla
-dove continuano a manifestarsi indomite propensioni alla pacifica
convivenza, con un circolo bocciofilo, il bar, l’area per i cani- ci è
finita lei, Franca se vogliamo, con i suoi 48 anni carichi di
fallimenti.
Tre figli avuti da due uomini -il più grande ha già 30
anni-, un divorzio, il lavoro da donna delle pulizie appena perduto,
perché la grande crisi porta anche questo. E quella sistemazione molto
provvisoria, a casa di un vecchio amico, proprio di fronte al parco. Ma
dopo cena ha citofonato una donna, un’altra donna, e Franca è esplosa.
E’ andata a rifugiarsi sulla panchina dove l’aspettava
Khaled uno che in quel parco non ci viene mai, che abita a Cinecittà,
che lavora come muratore in una piccola azienda, che nella sua breve
permanenza in Italia può già vantare precedenti per guida in stato di
ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Niente male,
insomma, come tipo. Khaled la mette subito giù dura. Tira fuori dalla
tasca un mucchietto di banconote fruscianti e le mostra alla donna: l’ha
presa per una prostituta, vuole sesso a pagamento. Lei rifiuta con
tutto il fiato che ha in gola, ma lui non si dà per vinto. La prende per
la braccia e comincia a picchiarla.
Franca resiste ancora, viene trascinata senza pietà sotto
gli archi dell’acquedotto di epoca romana, quello delle cartoline e lì
violentata. Il ragazzo scappa con il suo zainetto. Ma commette l’errore
di lasciarle il telefonino e con quello lei chiama subito la polizia.
Khaled non è andato lontano, forse convinto di averla fatta franca: i
poliziotti lo sorprendono a quattrocento metri dal luogo della violenza,
mentre sta ancora rovistando nello zainetto alla ricerca di qualcosa di
prezioso. Viene arrestato, è passato così poco tempo dalla stupro che
ora stanno pensando di appioppargli anche la flagranza di reato, oltre
alla violenza sessuale aggravata e alla rapina.
Sono quelle sere in cui la vita non ti fa sconti, ma lei l’ha realizzato
troppo tardi. Altrimenti non avrebbe ingaggiato una stupida lite, mossa
da una stupida gelosia, con l’uomo che da qualche tempo la ospitava,
che l’aveva strappata a un’esistenza fin troppo randagia. Altrimenti non
si sarebbe precipitata per le scale, sbattendo furiosa la porta, per
andare a rimuginare su una panchina di un parco spelacchiato, all’una di
notte, dove il suo carnefice l’aspettava. Picchiata, violentata,
rapinata. In una sequenza brutale che però non gli ha tolto la freddezza
e il coraggio: con quel telefonino che le era rimasto miracolosamente
tra le mani ha chiamato il 113, ha descritto lo stupratore e ha chiesto
soccorsi.
L’hanno accerchiato un branco di volanti del
commissariato Prenestino nel volgere di cinque-sei minuti. È un
marocchino di 24 anni, stava frugando ancora nello zainetto strappato
alla sua vittima. E’ accaduto a Torpignattara, in viale dell’Acquedotto
Alessandrino. Il parco spelacchiato, con certe brutte siringhe puntate
sul terreno, si chiama in realtà parco Giordano Sangalli, un piccolo
tempio della Roma multietnica e anche disperata, dove gli immigrati del
Bangladesh sgobbano onestamente tutto il giorno e poi la sera si
ubriacano e ne combinano di tutti i colori, dove i ragazzini del
quartiere, giusto l’altra notte, sono stati sorpresi e interrotti nel
loro gioco preferito: sassate allo straniero. In questa piccola giungla
-dove continuano a manifestarsi indomite propensioni alla pacifica
convivenza, con un circolo bocciofilo, il bar, l’area per i cani- ci è
finita lei, Franca se vogliamo, con i suoi 48 anni carichi di
fallimenti.
Tre figli avuti da due uomini -il più grande ha già 30
anni-, un divorzio, il lavoro da donna delle pulizie appena perduto,
perché la grande crisi porta anche questo. E quella sistemazione molto
provvisoria, a casa di un vecchio amico, proprio di fronte al parco. Ma
dopo cena ha citofonato una donna, un’altra donna, e Franca è esplosa.
E’ andata a rifugiarsi sulla panchina dove l’aspettava
Khaled uno che in quel parco non ci viene mai, che abita a Cinecittà,
che lavora come muratore in una piccola azienda, che nella sua breve
permanenza in Italia può già vantare precedenti per guida in stato di
ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Niente male,
insomma, come tipo. Khaled la mette subito giù dura. Tira fuori dalla
tasca un mucchietto di banconote fruscianti e le mostra alla donna: l’ha
presa per una prostituta, vuole sesso a pagamento. Lei rifiuta con
tutto il fiato che ha in gola, ma lui non si dà per vinto. La prende per
la braccia e comincia a picchiarla.
Franca resiste ancora, viene trascinata senza pietà sotto
gli archi dell’acquedotto di epoca romana, quello delle cartoline e lì
violentata. Il ragazzo scappa con il suo zainetto. Ma commette l’errore
di lasciarle il telefonino e con quello lei chiama subito la polizia.
Khaled non è andato lontano, forse convinto di averla fatta franca: i
poliziotti lo sorprendono a quattrocento metri dal luogo della violenza,
mentre sta ancora rovistando nello zainetto alla ricerca di qualcosa di
prezioso. Viene arrestato, è passato così poco tempo dalla stupro che
ora stanno pensando di appioppargli anche la flagranza di reato, oltre
alla violenza sessuale aggravata e alla rapina.
Franca viene soccorsa e trasportata all’ospedale Vannini,
l’ex Figlie di San Camillo, in via dell’Acqua Bullicante. Sette giorni
di prognosi per una notte che non riuscirà a dimenticare mai. Per il
marocchino, invece, si aprono le porte del carcere. La procura, in
mattinata, chiederà al gip la conferma dell’arresto. In una Roma che
nella sera stessa di lunedì ha visto altre due donne aggredite, al
Laurentino e ai Parioli, per fortuna senza drammatiche conseguenze, sono
riesplose le polemiche sulla sicurezza.
E’ sceso in campo per primo il sindaco Alemanno
chiedendo «condanne esemplari» per il nordafricano arrestato, perché
«siamo di fronte ad un delinquente che non solo tradisce l'accoglienza
che gli offre il nostro Paese, ma che abusa di una persona totalmente
indifesa». Gli ha replicato il pd sostenendo che «ormai Roma e diventata
la capitale degli stupri, una città sempre più insicure soprattutto per
le donne».
Eppoi è cominciata una schermaglia sulle cifre che in
realtà, secondo il Viminale, sono in leggera flessione: 365 violenze
sessuali nella Capitale nel 2011 contro le 378 dell’anno precedente e
soprattutto paragonate alle 425 di Milano. Alemanno si spinge più
indietro nel tempo: «Dal 2007 al 2011 i reati a Roma sono diminuiti del
14%, passando da 225.774 a 194.945. La nostra città è una delle
metropoli più sicure a livello europeo e lo è sicuramente a livello
nazionale».Franca viene soccorsa e trasportata all’ospedale Vannini,
l’ex Figlie di San Camillo, in via dell’Acqua Bullicante. Sette giorni
di prognosi per una notte che non riuscirà a dimenticare mai. Per il
marocchino, invece, si aprono le porte del carcere. La procura, in
mattinata, chiederà al gip la conferma dell’arresto. In una Roma che
nella sera stessa di lunedì ha visto altre due donne aggredite, al
Laurentino e ai Parioli, per fortuna senza drammatiche conseguenze, sono
riesplose le polemiche sulla sicurezza.
E’ sceso in campo per primo il sindaco Alemanno
chiedendo «condanne esemplari» per il nordafricano arrestato, perché
«siamo di fronte ad un delinquente che non solo tradisce l'accoglienza
che gli offre il nostro Paese, ma che abusa di una persona totalmente
indifesa». Gli ha replicato il pd sostenendo che «ormai Roma e diventata
la capitale degli stupri, una città sempre più insicure soprattutto per
le donne».
Eppoi è cominciata una schermaglia sulle cifre che in
realtà, secondo il Viminale, sono in leggera flessione: 365 violenze
sessuali nella Capitale nel 2011 contro le 378 dell’anno precedente e
soprattutto paragonate alle 425 di Milano. Alemanno si spinge più
indietro nel tempo: «Dal 2007 al 2011 i reati a Roma sono diminuiti del
14%, passando da 225.774 a 194.945. La nostra città è una delle
metropoli più sicure a livello europeo e lo è sicuramente a livello
nazionale».
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