sabato 1 settembre 2012

STUPRO: LA VITTIMA HA CERCATO DI RESISTERE

Sono quelle sere in cui la vita non ti fa sconti, ma lei l’ha realizzato troppo tardi. Altrimenti non avrebbe ingaggiato una stupida lite, mossa da una stupida gelosia, con l’uomo che da qualche tempo la ospitava, che l’aveva strappata a un’esistenza fin troppo randagia. Altrimenti non si sarebbe precipitata per le scale, sbattendo furiosa la porta, per andare a rimuginare su una panchina di un parco spelacchiato, all’una di notte, dove il suo carnefice l’aspettava. Picchiata, violentata, rapinata. In una sequenza brutale che però non gli ha tolto la freddezza e il coraggio: con quel telefonino che le era rimasto miracolosamente tra le mani ha chiamato il 113, ha descritto lo stupratore e ha chiesto soccorsi.

L’hanno accerchiato un branco di volanti del commissariato Prenestino nel volgere di cinque-sei minuti. È un marocchino di 24 anni, stava frugando ancora nello zainetto strappato alla sua vittima. E’ accaduto a Torpignattara, in viale dell’Acquedotto Alessandrino. Il parco spelacchiato, con certe brutte siringhe puntate sul terreno, si chiama in realtà parco Giordano Sangalli, un piccolo tempio della Roma multietnica e anche disperata, dove gli immigrati del Bangladesh sgobbano onestamente tutto il giorno e poi la sera si ubriacano e ne combinano di tutti i colori, dove i ragazzini del quartiere, giusto l’altra notte, sono stati sorpresi e interrotti nel loro gioco preferito: sassate allo straniero. In questa piccola giungla -dove continuano a manifestarsi indomite propensioni alla pacifica convivenza, con un circolo bocciofilo, il bar, l’area per i cani- ci è finita lei, Franca se vogliamo, con i suoi 48 anni carichi di fallimenti.

Tre figli avuti da due uomini -il più grande ha già 30 anni-, un divorzio, il lavoro da donna delle pulizie appena perduto, perché la grande crisi porta anche questo. E quella sistemazione molto provvisoria, a casa di un vecchio amico, proprio di fronte al parco. Ma dopo cena ha citofonato una donna, un’altra donna, e Franca è esplosa.

E’ andata a rifugiarsi sulla panchina dove l’aspettava Khaled uno che in quel parco non ci viene mai, che abita a Cinecittà, che lavora come muratore in una piccola azienda, che nella sua breve permanenza in Italia può già vantare precedenti per guida in stato di ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Niente male, insomma, come tipo. Khaled la mette subito giù dura. Tira fuori dalla tasca un mucchietto di banconote fruscianti e le mostra alla donna: l’ha presa per una prostituta, vuole sesso a pagamento. Lei rifiuta con tutto il fiato che ha in gola, ma lui non si dà per vinto. La prende per la braccia e comincia a picchiarla.

Franca resiste ancora, viene trascinata senza pietà sotto gli archi dell’acquedotto di epoca romana, quello delle cartoline e lì violentata. Il ragazzo scappa con il suo zainetto. Ma commette l’errore di lasciarle il telefonino e con quello lei chiama subito la polizia. Khaled non è andato lontano, forse convinto di averla fatta franca: i poliziotti lo sorprendono a quattrocento metri dal luogo della violenza, mentre sta ancora rovistando nello zainetto alla ricerca di qualcosa di prezioso. Viene arrestato, è passato così poco tempo dalla stupro che ora stanno pensando di appioppargli anche la flagranza di reato, oltre alla violenza sessuale aggravata e alla rapina.

Sono quelle sere in cui la vita non ti fa sconti, ma lei l’ha realizzato troppo tardi. Altrimenti non avrebbe ingaggiato una stupida lite, mossa da una stupida gelosia, con l’uomo che da qualche tempo la ospitava, che l’aveva strappata a un’esistenza fin troppo randagia. Altrimenti non si sarebbe precipitata per le scale, sbattendo furiosa la porta, per andare a rimuginare su una panchina di un parco spelacchiato, all’una di notte, dove il suo carnefice l’aspettava. Picchiata, violentata, rapinata. In una sequenza brutale che però non gli ha tolto la freddezza e il coraggio: con quel telefonino che le era rimasto miracolosamente tra le mani ha chiamato il 113, ha descritto lo stupratore e ha chiesto soccorsi.

L’hanno accerchiato un branco di volanti del commissariato Prenestino nel volgere di cinque-sei minuti. È un marocchino di 24 anni, stava frugando ancora nello zainetto strappato alla sua vittima. E’ accaduto a Torpignattara, in viale dell’Acquedotto Alessandrino. Il parco spelacchiato, con certe brutte siringhe puntate sul terreno, si chiama in realtà parco Giordano Sangalli, un piccolo tempio della Roma multietnica e anche disperata, dove gli immigrati del Bangladesh sgobbano onestamente tutto il giorno e poi la sera si ubriacano e ne combinano di tutti i colori, dove i ragazzini del quartiere, giusto l’altra notte, sono stati sorpresi e interrotti nel loro gioco preferito: sassate allo straniero. In questa piccola giungla -dove continuano a manifestarsi indomite propensioni alla pacifica convivenza, con un circolo bocciofilo, il bar, l’area per i cani- ci è finita lei, Franca se vogliamo, con i suoi 48 anni carichi di fallimenti.

Tre figli avuti da due uomini -il più grande ha già 30 anni-, un divorzio, il lavoro da donna delle pulizie appena perduto, perché la grande crisi porta anche questo. E quella sistemazione molto provvisoria, a casa di un vecchio amico, proprio di fronte al parco. Ma dopo cena ha citofonato una donna, un’altra donna, e Franca è esplosa.

E’ andata a rifugiarsi sulla panchina dove l’aspettava Khaled uno che in quel parco non ci viene mai, che abita a Cinecittà, che lavora come muratore in una piccola azienda, che nella sua breve permanenza in Italia può già vantare precedenti per guida in stato di ebbrezza, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Niente male, insomma, come tipo. Khaled la mette subito giù dura. Tira fuori dalla tasca un mucchietto di banconote fruscianti e le mostra alla donna: l’ha presa per una prostituta, vuole sesso a pagamento. Lei rifiuta con tutto il fiato che ha in gola, ma lui non si dà per vinto. La prende per la braccia e comincia a picchiarla.

Franca resiste ancora, viene trascinata senza pietà sotto gli archi dell’acquedotto di epoca romana, quello delle cartoline e lì violentata. Il ragazzo scappa con il suo zainetto. Ma commette l’errore di lasciarle il telefonino e con quello lei chiama subito la polizia. Khaled non è andato lontano, forse convinto di averla fatta franca: i poliziotti lo sorprendono a quattrocento metri dal luogo della violenza, mentre sta ancora rovistando nello zainetto alla ricerca di qualcosa di prezioso. Viene arrestato, è passato così poco tempo dalla stupro che ora stanno pensando di appioppargli anche la flagranza di reato, oltre alla violenza sessuale aggravata e alla rapina.

Franca viene soccorsa e trasportata all’ospedale Vannini, l’ex Figlie di San Camillo, in via dell’Acqua Bullicante. Sette giorni di prognosi per una notte che non riuscirà a dimenticare mai. Per il marocchino, invece, si aprono le porte del carcere. La procura, in mattinata, chiederà al gip la conferma dell’arresto. In una Roma che nella sera stessa di lunedì ha visto altre due donne aggredite, al Laurentino e ai Parioli, per fortuna senza drammatiche conseguenze, sono riesplose le polemiche sulla sicurezza.

E’ sceso in campo per primo il sindaco Alemanno chiedendo «condanne esemplari» per il nordafricano arrestato, perché «siamo di fronte ad un delinquente che non solo tradisce l'accoglienza che gli offre il nostro Paese, ma che abusa di una persona totalmente indifesa». Gli ha replicato il pd sostenendo che «ormai Roma e diventata la capitale degli stupri, una città sempre più insicure soprattutto per le donne».

Eppoi è cominciata una schermaglia sulle cifre che in realtà, secondo il Viminale, sono in leggera flessione: 365 violenze sessuali nella Capitale nel 2011 contro le 378 dell’anno precedente e soprattutto paragonate alle 425 di Milano. Alemanno si spinge più indietro nel tempo: «Dal 2007 al 2011 i reati a Roma sono diminuiti del 14%, passando da 225.774 a 194.945. La nostra città è una delle metropoli più sicure a livello europeo e lo è sicuramente a livello nazionale».Franca viene soccorsa e trasportata all’ospedale Vannini, l’ex Figlie di San Camillo, in via dell’Acqua Bullicante. Sette giorni di prognosi per una notte che non riuscirà a dimenticare mai. Per il marocchino, invece, si aprono le porte del carcere. La procura, in mattinata, chiederà al gip la conferma dell’arresto. In una Roma che nella sera stessa di lunedì ha visto altre due donne aggredite, al Laurentino e ai Parioli, per fortuna senza drammatiche conseguenze, sono riesplose le polemiche sulla sicurezza.

E’ sceso in campo per primo il sindaco Alemanno chiedendo «condanne esemplari» per il nordafricano arrestato, perché «siamo di fronte ad un delinquente che non solo tradisce l'accoglienza che gli offre il nostro Paese, ma che abusa di una persona totalmente indifesa». Gli ha replicato il pd sostenendo che «ormai Roma e diventata la capitale degli stupri, una città sempre più insicure soprattutto per le donne».

Eppoi è cominciata una schermaglia sulle cifre che in realtà, secondo il Viminale, sono in leggera flessione: 365 violenze sessuali nella Capitale nel 2011 contro le 378 dell’anno precedente e soprattutto paragonate alle 425 di Milano. Alemanno si spinge più indietro nel tempo: «Dal 2007 al 2011 i reati a Roma sono diminuiti del 14%, passando da 225.774 a 194.945. La nostra città è una delle metropoli più sicure a livello europeo e lo è sicuramente a livello nazionale».

Nessun commento:

Posta un commento