domenica 19 agosto 2012

Codice rosa per i casi di maltrattamenti

Codice rosa, un codice a cui corrisponde, all'interno del pronto soccorso, uno specifico percorso dedicato alle donne - ma anche ai bambini, agli anziani e, più in generale, ai soggetti deboli - vittime di violenza.
Un percorso che ad oggi, dopo solo sei mesi di attività, ha fatto registrare ben 135 casi, tra maltrattamenti, sospetti abusi e stalking.
"Si tratta di numeri importanti – ci dice il direttore sanitario della Asl, Branka Vujovic, tracciando una prima valutazione su questo servizio che, dopo un rodaggio sull'ospedale di Arezzo, è ora attivo in tutti i pronto soccorso dell'Azienda sanitaria.
Numeri che confermano la necessità, e quindi la bontà della scelta operata dalla Regione Toscana, di attivare percorsi dedicati agli atti di violenza sui soggetti più deboli della popolazione, all'interno dei Pronto Soccorso. Numeri che non sono solo frutto di una contabilità statistica e vanno letti ed analizzati con la massima attenzione. Molto spesso, infatti, i singoli episodi non sono altro che l'atto finale di violenze che, specie in ambito familiare ed amicale, si perpetuano da lungo tempo, con minacce e percosse, fino al ricorso non più rinviabile, al più vicino pronto soccorso".

Il progetto, avviato a gennaio ad Arezzo e poi esteso anche agli altri ospedali, poggia su due punti di forza: la costituzione e la messa in rete di una task force interistituzionale composta da professionisti sanitari, forze dell'ordine e polizia giudiziaria; dall'altra, l'attivazione del servizio presso il pronto soccorso, struttura che spesso è in grado di agganciare la vittima delle violenze, anche se solitamente, vengono dichiarati eventi accidentali per mascherare le vere cause. I pronto soccorso di Arezzo e Valdarno, grazie alla presenza di tutti i consulenti specialistici (ginecologo, pediatra, chirurgo, psichiatra) hanno attivato un percorso che risponde a tutte le casistiche possibili, mentre i pronto soccorso di Cortona, Sansepolcro e Bibbiena trattano in sede solo una parte dei casi (in prevalenza maltrattamenti su adulti), centralizzando su Arezzo i casi riferiti ad abusi sessuali o quelli su minori.

I dati aretini relativi ai primi sei mesi di attività
"In prevalenza – ci dice la dottoressa Silvia Gatto, responsabile del gruppo di lavoro - ci troviamo di fronte a maltrattamenti (110 quelli nei confronti di adulti e 12 nei minori). Le vittime - precisa ancora la Gatto - sono in prevalenza donne (104), ma ci sono anche maschi (6) e minori (maschi 6, femmine 6).
9 i casi di sospetto abuso, 5 su donne adulte, e 4 su minori, di cui 2 donne e 2 maschi); 4 i casi di stalking (adulti, femmine 4).

"A proposito degli "abusi", sottolinea ancora la dottoressa Gatto, va precisato che, specialmente se riferiti a minori, vanno considerati come "sospetti", poiché è vero che ci troviamo di fronte a pazienti che hanno riferito di aver subito una violenza, ma saranno poi le indagini delle forze dell'ordine e la procura a stabilirne la reale fondatezza".

Come dicevamo, dal 1 maggio il Codice Rosa è stato attivato in tutti i Pronto soccorso della provincia e da quella data è possibile analizzare la casistica anche in base alla provenienza: trenta gli accessi al San Donato (28 maltrattamenti, di cui 5 su minore, e 2 stalking), 6 alla Fratta (tutti maltrattamenti), 11 alla Gruccia (10 maltrattamenti, di cui 1 su minore ed 1 stalking), 4 a Sansepolcro (maltrattamenti) e, infine, 2 a Bibbiena (maltrattamenti).

Come funziona il codice rosa
"Per ognuno di questi casi - ad eccezione dei codici gialli e rossi che sono trattati nelle aree dedicate - le cure vengono prestate direttamente nell'ambulatorio del codice rosa, al riparo da sguardi indiscreti e nella massima riservatezza. L'approccio dei componenti del gruppo che interviene per i codici rosa, punta in primo luogo a mettere a proprio agio il paziente, senza tralasciare gli aspetti relativi alla sicurezza, attraverso la tutela assicurata dagli agenti della polizia. Le procedure operative sono guidate da precisi protocolli: per la gestione delle cartelle cliniche, la raccolta di anamnesi, esami obiettivi, consulenze, eventuali raccolte di prove biologiche, fino alla eventuale documentazione fotografica che viene effettuata sulla base della gravità delle lesioni riportate dalla vittima e che viene poi consegnata alle forze dell'ordine a corredo della denuncia. In caso di necessità specialistiche, i consulenti (ginecologo, pediatra, chirurgo, psichiatra) intervengono direttamente presso l'ambulatorio del codice rosa, in modo da non creare ulteriori disagi al paziente con inutili spostamenti. Dopo le cure, la contestuale attivazione delle forze dell'ordine e della Procura, viene attivato il supporto territoriale, articolato in funzione delle specifiche necessità, in assistenza sociale, consultorio, associazioni di volontariato e supporto (pronto donna)".

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