STRAPPATA AL CONVENTO – Grace è una delle 30 ragazze
strappate al Convento di Santa Maria di Aboke, nel nord dell’Uganda, e
con la forza condotte in un campo militare del Sudan. Uno dei tanti casi
raccapriccianti di giovanissimi strappati alla loro serenità.
Kony e i
suoi guerriglieri in 25 anni di scontri hanno costretto oltre 60mila
bambini ad armarsi e combattere, e causato la migrazione interna di
oltre due milioni di persone. Le bambine rapite diventavano vere e
proprie schiave sessuali. I maschi, manovalanza per combattere con le
armi.
“HO PENSATO DI MORIRE” – “Ho pensato che la mia vita
sarebbe finita”, dice oggi la giovane Grace ricordando i momenti del
rapimento ad opera di guerriglieri sporchi e aggressivi. “Avevo sentito
molto parlare di loro, erano pericolosi e potevano uccidere. Sapevo –
continua la ragazza – che una volta presa poteva essere la fine”.
L’attenzione sulla questione ugandese è stata sollevata da un video di successo
pubblicato sul web nel mese di marzo. Il documentario, dal titolo Kony
2012 e della durata di 30 minuti, postato su YouTube e Vimeo, e
realizzato dal regista Jason Russel, è riuscito ad incassare oltre 100
milioni di visualizzazioni. Ma è stato anche accusato di essere uno
strumento per promuovere l’utilizzo di militari americani in Uganda.
VIOLENZA IMPUNITA – Grace racconta di aver visto
persone colpite con un machete, di essere stata impossibilitata ad
opporsi al volere dei molestatori. La bambina, ripetutamente violentata
da un membro anziano del gruppo di guerriglieri, riuscì a scappare solo
quando l’esercito ugandese riuscì ad individuare ed attaccare la base.
“Mi sento come se qualcosa fosse stato preso da me. Come qualcosa di
importante fosse stato strappato per sempre”, ripete oggi. Come lei
tanti bambini hanno subito simili abusi: “Non ho avuto scelta o sarei
stata uccisa”, dice la 15enne ribadendo l’impossibilità di opporsi
all’orco. Dolore, amarezza, voglia di rinascita. Mentre i responsabili
dell’orrore restano impuniti. Nel 2005 Kony è stato incriminato per
crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale, ma è riuscito ad
evitare la cattura.
E noi tutti stiamo a guardare, tanto avviene lontano dall'Italia e quindi non ci riguarda, non ci degniamo nemmeno di istituire una petizione online e manifestare la nostra protesta ad oltranza al Governo dell'UGANDA.
RispondiEliminaInvece di 100 milioni di visualizzazioni del video, ci sarebbero volute 100 milioni di lettere di protesta, rivolte anche ai governanti della terra ed ai Rappresentati degli Stati che dovrebbero far garantire IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI.