domenica 9 settembre 2012

Abortire nelle Marche? Non si può

La Cgil denuncia che nell'ospedale di Jesi (Ancona) è stato sospeso il servizio di interruzione volontaria di
gravidanza. I 10 ginecologi della struttura, infatti, sono tutti obiettori di coscienza. Stessa cosa è successa a Fano (Pesaro), dove dietro intervento dell'assessore regionale alla sanità Almerino Mezzolani, un ginecologo non obiettore proveniente dall'ospedale di Fabriano dovrebbe garantire nei prossimi giorni il ripristino del servizio.
Nelle Marche, denuncia la Cgil, gli obiettori di coscienza sono il 62% dei ginecologi, il 50% degli anestesisti e il 43% del personale non medico. Inoltre, dati 2009, il 24,7% delle interruzioni di gravidanza richieste da donne marchigiane è avvenuto in altra Provincia e il 9,9% in altra Regione.
Dal punto di vista nazionale le cose non stanno certo meglio: il 70,7% dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore, con punte dell'81,7% in Sicilia, 85,2% in Basilicata, 83,9% in Campania, 82,8% in Molise, 80,2% nel Lazio (dati 2009).

Il segretario regionale di Cgil Marche Daniela Barbaresi e il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil delle Marche Alessandro Pertoldi dichiarano: «I disagi e le difficoltà nell'attuazione della Legge 194 rischiano di svuotare nei fatti i contenuti della legge e, oltre a colpire le donne in un momento particolarmente difficile e delicato della loro vita, penalizzano anche medici, anestesisti e infermieri non obiettori, che vedono ricadere su di loro tutto il carico delle interruzioni di gravidanza».

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