Cominciano intorno ai 10 anni: prima che il seno si formi, lo
colpiscono, lo schiacciano con pietre calde, lo fasciano in modo
dolorosissimo così da ritardarne lo sviluppo. Lo fanno le madri, le
nonne, in segreto spesso i padri.
“È per il loro bene”. Così genitori e parenti giustificano la pratica,
assai diffusa soprattutto in Camerun, nei Paesi circostanti e anche fra
le immigrate in Occidente: meno evidenti sono i “richiami” sessuali
delle ragazze, sostengono, minori sono i rischi di molestie, violenze,
gravidanze e malattie a trasmissione sessuale.
In realtà, non solo questa è un’ipocrita ragione
addotta a una sopraffazione che ragione non ha se non quella di tenere
le figlie sotto controllo. Il fatto è che alla violenza e al dolore si
aggiunge spesso il danno grave provocato alla salute: da cisti e
inabilità all’allattamento fino al cancro al seno.
Nessuno ne parla, e così lo “stiramento del seno” (in inglese, breast ironing) continua
a essere accettato anche dalle sue vittime: per il 41% delle ragazze
camerunensi è “opportuno”. Servono campagne di informazione, come quella
condotta da Came Women and Girls Development Organisation: anche se
meno diffusa dell’infibulazione, questa forma di controllo del corpo
femminile non è meno odiosa. E va “stirata”.
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