domenica 9 settembre 2012

L'"incostituzionalità" del matrimonio omosessuale

da Globalist.it

Simpatico (ma non troppo) siparietto tra Rosy Bindi (presidente del Pd e vicepresidente della Camera dei Deputati) ed un esponente omosessuale di Sel che le ha chiesto «Presidente, perché non vuole che mi sposi?». La risposta dell'esponente del Pd è stata «Io ti auguro di fare quello che vuoi ma in questo paese c'è la Costituzione».

La questione costituzionale è stata affrontata dalla Corte con la sentenza 138/2010. La disposizione dell'art. 29 della Costituzione stabilisce, nel primo comma, che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», e nel secondo comma aggiunge che «il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare».

Alcuni ritengono che l'espressione "società naturale" identifichi la famiglia eterosessuale mentre per la Corte Costituzionale «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell'Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere» ed inoltre che «i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere "cristallizzati" con riferimento all'epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell'ordinamento, ma anche dell'evoluzione della società e dei costumi». Per la Corte Costituzionale «come risulta dai citati lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta. I costituenti, elaborando l'art. 29 Cost., discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un'articolata disciplina nell'ordinamento civile. Pertanto, in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che, come sopra si è visto, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso».

Nonostante il concetto di matrimonio e di famiglia presenti nella Costituzione siano quelli legati alla coppia eterosessuale - proprio perché i Costituenti non affrontarono la questione delle coppie omosessuali - ciò non significa che il matrimonio omosessuale sia anticostituzionale perché - per la stessa Corte - la stessa Costituzione è dotata della duttilità dei princìpi costituzionali.
Perciò «spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d'intervenire a tutela di specifiche situazioni».

Per la presidente del Pd «il matrimonio è un istituto pensato storicamente per gli eterosessuali. Potreste avere più fantasia ad inventarne uno vostro».
Forse - se si guardasse alla storia - ci si accorgerebbe che molte istituzioni erano state storicamente pensate per gli uomini. Fino al 2 giugno del 1946 le donne erano precluse dalla partecipazione politica mentre le forze armate hanno aperto l'accesso alle donne solamente nel 2000: quindi - nonostante molti istituti o istituzioni per secoli fossero stati appannaggio solamente degli uomini - ciò non è stato un ostacolo per riforme radicali e sacrosante.
Inoltre è proprio sicura il presidente Bindi nell'invitare gli omosessuali ad esercitare la loro fantasia per pensare ad un istituto "tutto loro"?
Se fossero liberi di farlo potrebbero pensare anche di adottare un istituto che - seppur non chiamandosi "matrimonio" - abbia tutti i diritti ed i doveri del matrimonio incluso quello di adottare dei bambini. Se invece il Parlamento sentisse la responsabilità della decisione potrebbe benissimo introdurre il matrimonio tra omosessuali ma vietando l'adozione.Per Rosy Bindi sarebbe meglio un matrimonio omosessuale senza la possibilità di adottare o un'unione civile con possibilità di adozione?
Inoltre non dovrebbe essere proprio compito della politica quello di estendere i diritti laddove non entrino in contrasto con altri? Di certo il matrimonio omosessuale non lede nessun diritto altrui come ha stabilito la stessa Corte costituzionale nella citata sentenza.
Se agli omosessuali viene richiesto di inventare un istituto ad hoc per il matrimonio come in una nuova apartheid, forse gli stessi omosessuali potrebbero pensare anche ad un proprio regime fiscale.

A conti fatti un omosessuale non avrà mai bisogno di scuole o università presso cui inviare i propri figli, reparti di ginecologia o pediatria, non potrà usufruire della pensione di riversibilità del defunto partner, ecc.
Se la politica chiede agli omosessuali di inventarsi un istituto giuridico specifico per le loro unioni, perché la stessa politica non adotta un'imposizione fiscale "speciale" considerato che il peso sociale di un omosessuale è inferiore a quello di un eterosessuale?

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