lunedì 17 dicembre 2012

FIERA DELLA VANITAS: IN PASSERELLA CON IL PANCIONE, E' GIUSTO?


Che significa essere famosi? E cosa si è disposti a fare pur di rimanere sulla cresta dell’onda? Qualche settimana fa, giornali e giornaletti si contendevano gli scatti in bikini della showgirl, Raffaella Fico compagna del calciatore Mario Balotelli. Durante la sfilata a Milano per la beach-wear Pin Up Star, l’ex gieffina, ha infatti esibito senza remore i suoi sei mesi di “stato interessante”. Anche la Moric, qualche anno prima non era riuscita a resistere al profumo della passerella portando in grembo il pargolo concepito con il fotografo Fabrizio Corona.
L’Italia però a questa moda “interessante”, speculatrice di maiesiophilia, per la diffusione di immagini che fanno trasudare erotismo da donne in dolce attesa, giunge con un po’ di ritardo rispetto all’uso delle passerelle americane nelle quali modelle e attrici, già veterane dei glamour défilé con il pancione, hanno fatto da apripiste. Prime in questa fiera della vanità, anche per gli scatti sulle copertine di giornali che siglavano le loro testate con volti noti di attrice e cantanti che, pur di non trascurare la notorietà durante la gravidanza, erano decise a metterci “la pancia”. Prima tra molte la tenace attrice Demi Moore che orgogliosa della “dolce attesa” non ha mostrato alcun imbarazzo nell’esibirla.
Che stia nascendo un nuovo movimento dell’emancipazione della pancia? L’essere in “stato interessante”, mostrare e difendere con orgoglio il proprio corpo e i suoi cambiamenti non può che essere un gesto apprezzabile per dimostrate la propria femminilità anche quando non si è freschi di palestra o in tiro dopo il trattamento di trucco e parrucco.
Ma quando viene valicato il labile confine tra libertà di esibizione della propria vanitas e la mercificazione del corpo? L’esposizione mediatica che si è disposti a sopportare, qualche volta, potrebbe risultare alquanto discutibile. Una vera e propria industria gossippara si è interessata al caso Balotelli-Fico ancor prima che la piccola Pia, figlia dei due, venisse al mondo. Si è chiacchierato prima sulla presunta paternità di super Mario, poi sulla calda sfilata della showgirl napoletana, in cui oltre al sorriso smagliante e un giovane lato-b, sfoggiava fiera il pancione della dolce attesa. In seguito è scattato il countdown di scommesse per azzeccare il giorno del parto, concludendo il tutto con la decisione di mamma Raffella della vendita delle foto della piccola Pia. A distanza di pochi giorni dal parto, infatti la giovane napoletana avrebbe venduto per 100 mila euro ad un settimanale inglese le foto in esclusiva della sua piccola.
Così mentre super Mario latita fuori dall’Italia, e non conosce ancora il volto della figlia, lei ha già capito come incassare soldi vendendo lo scoop. Pia non è ancora nata ed ha avuto già il suo primo posto in copertina. Che fretta c’era?
Nell’epoca in cui tutto è digitalizzato, e solo pochi rimangono gli spazi dedicati alle privacy, perché anche la gravidanza, il parto, devono divenire oggetto di intermediazione mediatica? Potrebbe sembrare un’esagerazione mettere sul mercato notizie tanto intime e dare in pasto al gossip le foto di neonati divenuti già merce di cronaca ancor prima di giungere al mondo. Un prezzo che devono pagare i figli dei personaggi che godono di una certa popolarità (è proprio così?). Già agli albori della sua notorietà post ‘Grande Fratello’, mamma Raffaella aveva concentrato la sua carriera sulla sua indiscutibile bellezza accompagnata, in seguito, ad alcune dichiarazioni choc. Nel Settembre 2008, infatti, la notizia di voler mettere all’asta la propria verginità aveva intasato le cronache di tutti i canali medatici: “Metto all’asta la mia verginità per un milione di euro. – aveva dichiarato la show girl- Voglio proprio vedere se c’è qualcuno che tiri fuori questa somma per avermi”. Così se fino a quel momento la giovane aveva mantenuto un comportamento ligio e quasi esemplare, in poco tempo era riuscita a sovvertire ogni opinione di approvazione nei suoi confronti, nonostante si fosse trattata, probabilmente, di una affermazione provocatoria.
“Non so che cosa significhi fare sesso. Se qualcuno pagherà un milione di euro per me, sarò di certo imbarazzata. Ma con questi soldi potrò realizzare i miei sogni. – aveva continuato a dire – Comprarmi una casa a Roma e pagarmi un corso di recitazione. Se lui non mi piacerà, manderò giù un bicchiere di vino”.
Il mondo dei reality show può essere un buon trampolino di lancio per arrivare in alto, per realizzare i propri sogni, ma se addirittura è possibile scalare le vette senza faticare, allora è ancora meglio. Opinioni divergenti commenterebbe la notizia come vanto o con sdegno. Da una parte l’esaltazione di chi, nell’affermazione della Fico denota un’orgogliosa forma di fierezza femminea. Un manifesto trasgressivo sull’emancipazione della donna moderna, per la quale la verginità è alla pari di un sorso di vino e il corpo, uno strumento da investire per far trillare quattrini su quattrini. Dall’altro lato, però qualcuno commenterebbe la dichiarazione della show girl come l’affermazione di una ragazzina vuota che, consapevole della sua bellezza ha cercato la scorciatoia più semplice per il successo, investendo tutto in make up e palestre: una notorietà trash.
Appurato che ogni individuo è libero di esprimersi secondo le proprie preferenze, ci si dovrebbe chiedere piuttosto quanto, comportamenti del genere potrebbe influenzare negativamente coloro che, guardando tanto successo con poco sudore, farebbero la stessa cosa. Ma, altra questione, sarebbe comprendere quanto risulta giustificabile il gesto di una neo mamma, (non solo in riferimento alla show girl napoletana) che invece di svolgere il proprio ruolo genitoriale, si preoccupa piuttosto di vendere le foto al miglior offerente, facendo sembrare quella nascita quasi una vincita al super enalotto.

medico arrestato per anni violenze su figlia

Un medico di 50 anni di Lecce e' stato arrestato perche' accusato dalla figlia quattordicenne di avere abusato di lei da quando la ragazzina aveva cinque anni. Il medico e' stato arrestato in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Lecce. Quando e' stato raggiunto dagli agenti della squadra mobile per la notifica del provvedimento l'uomo si e' sentito male ed e' ora piantonato in ospedale.
 

Pedofilia: abuso' di 3 bimbi a Siracusa, 12 anni ad un dj

Siracusa, 14 dic. - E' stato condannato a 12 anni di reclusione un dee-jay siracusano di 37 anni accusato di abusi sessuali nei confronti di 3 bambini. La sentenza e' stata emessa dal Gup del tribunale di Siracusa nel processo che si e' celebrato con il rito abbreviato. Il Pubblico ministero, Antonio Nicastro, aveva chiesto una condanna a 9 anni di carcere, mentre i legali delle famiglie delle vittime si erano pronunciati per una sentenza pari a 20 anni di reclusione.
  L'indagine nei confronti del dj e' nata dopo la denuncia della mamma di una bambina che sarebbe stata molestata durante una festa in un locale. Nel corso delle indagini, gli agenti della Mobile trovarono e sequestrarono nell'abitazione dell'uomo del materiale pedopornografico. (AGI)

IL MERCATO DELLA PEDOFILIA NON CONOSCE CRISI


«C'è un sentito bisogno di rafforzare le garanzie verso bambini e adolescenti. Occorre muoversi attraverso un sistema di supporto all'infanzia esposta a rischi diffusi e pericolosi, e penso alla pedopornografia on-line, di cui è facile cadere vittime».Così il Garante per l'infanzia e l'adolescenza Grazia Sestini, a margine della lezione che ha tenuto nei locali della Questura di Grosseto e organizzata nell'ambito della task force interistituzionale, nata nel 2010 dalla collaborazione con la Asl 9, per la presa in carico di casi di violenza sul territorio.

«Siamo dalla parte dell'infanzia a rischio», ha dichiarato Sestini ricordando la recente firma del protocollo d'intesa tra Viminale, Dipartimento di Pubblica Sicurezza e Authority nazionale di garanzia per i minori.
Un protocollo che il capo della polizia Antonio Manganelli e il garante italiano per l'infanzia Vincenzo Spadafora, alla presenza del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, hanno siglato per «rafforzare tutte le attività di contrasto ad ogni forma di abuso, sfruttamento e violenza nei confronti dell'infanzia, dell'adolescenza e delle categorie deboli».

«Questo primo passo per la stabilizzazione di una collaborazione avrà i suoi effetti anche a livello locale», ha spiegato Sestini. «L'articolo 3 del protocollo prevede infatti l'estensione del dialogo anche tra le articolazioni territoriali del ministero e i garanti regionali, ove istituiti». «La rete con tutte le realtà di settore che si va costruendo, è il percorso ideale per una conoscenza sempre più approfondita. Unico metodo per contrastare e sconfiggere fenomeni che coinvolgono persone di minore età».

La lezione tenuta da Sestini ha analizzato il dilagante «comportamento di adulti pedofili che utilizzano internet per incontrare altri pedofili, alimentare le loro fantasie sessuali deviate, rintracciare e scambiare materiale fotografico o video pedopornografici per ottenere contatti o incontri con minori che frequentano chat, forum e blog».
E che la pedofilia on-line sia un fenomeno in forte crescita è dimostrato dai dati di Telefono Arcobaleno, organizzazione indipendente internazionale con il numero verde dedicato alle segnalazioni 800 025 777.
«Solo nel 2011 – ha informato il garante della Toscana – sono stati 71.806 i siti segnalati, in 37 paesi, come contenitori di materiale pedopornografico. Circa 10.000 in più rispetto al 2010. Ma l'attività di monitoraggio evidenzia una sempre più diffusa presenza della pedofilia nel social network, circa il 20 per cento in più rispetto al 2010».

Altro dato «allarmante» su cui si è soffermata Sestini, quello della fascia di età coinvolta: «Il 40 per cento ha meno di 5 anni». In termini geografici, la maggior parte si conferma di matrice europea (73 per cento) e nord americana (23) con i Paesi Bassi che continuano a ricoprire i primi posti della classifica seguiti da Stati Uniti, Germania, Federazione Russa. I pedofili sulla rete, invece, sono prevalentemente di nazionalità americana, tedesca, inglese, francese, russa e italiana.
«I dati di Telefono Arcobaleno -ha chiarito Sestini- sono nazionali e indicano come il nostro Paese ospiti una quantità minima di siti pedofili. È però grande esportatore di materiale illecito sul web».
 Rilevazioni periodiche collocano l'Italia al sesto posto della classifica dei paesi da cui parte la richiesta di video o foto, circa il 4,79 per cento dei pedofili fruitori di articoli pedopornografici.
Se a livello nazionale si combatte il fenomeno attraverso organismi nazionali e internazionali per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile sulla rete internet e non solo, a Firenze è attivo il compartimento di polizia postale e delle comunicazioni con «compiti generali di indagine e repressione».
«Quello di Firenze -ha continuato Sestini- rientra tra i 20 compartimenti localizzati in tutti i capoluoghi che a loro volta coordinano le rispettive sezioni all'interno del proprio territorio di competenza. In Toscana ci sono 76 sezioni ed hanno competenza provinciale».

 Secondo quanto ha reso noto dalla Questura di Firenze, negli ultimi cinque anni, circa 150 persone sono state sottoposte a perquisizione personale per la ricerca di materiale illecito. «Il dato regionale deve essere ampliato -ha concluso Sestini- non solo in proporzione all'ambito nazionale ma anche con riferimento al numero degli effettivi utilizzatori.
 Tuttavia è quanto mai evidente che l'osceno fenomeno della pedofilia in rete è un mercato tutt'altro che in crisi».

domenica 16 dicembre 2012

Da Wittenberg a Sciacca: la Chiesa torna a vendere le indulgenze

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Era il 31 ottobre 1517 quando, nella fredda Germania, Martin Lutero  affiggeva le 95 tesi sul portone del castello di Wittenberg, opponendosi all’idea che la chiesa riusciva a garantire all’uomo la salvezza eterna attraverso un obolo, ossia attraverso la vendita delle indulgenze. L’autorità ecclesiastica infatti, all’epoca, era in grado di assicurare un posto in paradiso ad ogni individuo vivo o morto, che fosse stato in grado di espiare le proprie colpe ed i peccati commessi in terra, attraverso una (cospicua) offerta pecuniaria. La vendita delle indulgenza dava la possibilità ad ogni fedele di scontare gli anni in purgatorio, limitare i danni post morte e assicurarsi un posto in paradiso. Un po’ come essere raccomandati a Dio.
Sono trascorsi ben 495 anni da quel lontano 1571 e non sembra sia cambiato molto: grazie al cielo il papa c’è ancora e anche se non si chiama Leone in qualche modo ha a che fare con la Germania; la chiesa, ad oggi, rimane un’autorità non indifferente per la società e, proprio per non farci mancare nulla abbiamo anche le indulgenze. Esattamente, la vendita delle indulgenze. Certo, cambia location, non siamo a Wittemberg e non c’e’ neppure Martin Lutero, ma visto il freddo di questi giorni possiamo dire che ce l’abbiamo messa proprio tutta per creare una macchina del tempo… come dire,  all’avanguardia.
Con decreto arcivescovile, in questa basilica e’ possibile lucrare una volta al giorno l ‘indulgenza plenaria per se o per un defunto durante l’anno della fede”. Il gentile lettore potrebbe pensare che questa didascalia sia quella risalente all’epoca luterana: tutt’altro. Siamo dinanzi la basilica della santissima Madonna del Soccorso di Sciacca, una sorridente località marittima in provincia di Agrigento. Il manifesto con la suddetta dicitura è comparso sabato scorso, affisso proprio sul portone della basilica, alla vista di fedeli in cerca di salvezza e, curiosi increduli e divertiti che si sono avvicinati per verificarne l’autenticità. Sembrava uno scherzo, ma non lo è. La Chiesa non imbroglia, il manifesto è perfettamente in regola con tanto di simbolo del concilio Vaticano per l’anno della Fede.
Ma che significa indulgenza plenaria? Letteralmente vuol dire espiazione di ogni peccato. Secondo il diritto canonico vigente l’indulgenza plenaria si può conseguire una sola volta al giorno, mentre quella parziale anche più volte nell’arco delle 24 ore; l’indulgenza si può ottenere per se o per l’anima dei defunti, ma non è assolutamente consentito ottenerla per esseri ancora in vita (ognuno deve raccomandarsi da sé); il fedele può lucrare un’indulgenza se devotamente usa uno dei seguenti oggetti di pietà convenientemente benedetto: crocifisso o croce, corona scapolare, medaglia. (conc. 15) L’indulgenza si può comprare solo se si sono rispettate delle peculiarità, ossia pregare con spirito di contrizione, essere totalmente affranti del peccato commesso e, aver ricevuto  la comunione. Dunque per prenotare l’eterno posto in paradiso, per sé o per i cari  estinti, non occorrono più le orazioni di Santa Brigida, ma è necessario  avere la prevendita! Come farà la chiesa, attraverso i soldi, ad intercedere con l’Altissimo? E quali sono le parcelle che richiede ai suoi fedeli? E’ pur vero che la basilica della “Santissima Madonna del Soccorso” non ha mai avuto un ruolo unico; per secoli giurati e assemblea cittadina si sono riuniti proprio in quest’ultima, rivestendo una duplice funzione. Si starà forse tentando di ripristinare entrambi i ruoli?
Oppure è la profezia dei maya sulla fine del mondo che intimorisce così tanto la chiesa da tentare di salvare le anime delle pecorelle smarrite? D’altronde i Maya l’avevano predetto che un uomo vestito di bianco sarebbe apparso al mondo intero su un volatile, infatti proprio ieri in una profetica data 3-12-2012 la notizia del papa su Twitter ha intimorito un po’ tutti.
Così, mentre nella Roma papale non ci si accontenta più delle omelie domenicali in piazza San Pietro per diffondere il messaggio evangelico, ma si ricorre alla piattaforma virtuale dell’uccellino più famoso dei social network, nella cittadina siciliana si ritorna ad un sapore oscurantista: ben tornato Medioevo!

ARTICOLO DI: MARGHERITA INGOGLIA
FONTE: SICILIA INFORMAZIONI

Kirghizistan, donne costrette alle nozze dopo il rapimento. Una legge per inasprire le pene

 Il Kirghizistan è nel pieno di un dibattito importante che potrebbe portare alla modifica di tradizioni consolidate nel costume del paese dell'Asia centrale. Il Parlamento, infatti, dovrà votare una nuova legislazione che inasprisce le pene per chi rapisce una donna a scopo matrimoniale.

Lo racconta oggi il sito internet della BBC. La pratica del rapimento delle donne a fini matrimoniali è molto diffusa in Kirghizistan. Secondo l'ombudsman (difensore civico) di Bishkek, almeno 8mila donne ogni anno sono costrette al matrimonio attraverso il rapimento.

 Un dato sottostimato, secondo il Centro per il sostegno alle donne (Wsc), che invece parla di qualcosa come 12mila casi all'anno. La maggior parte dei rapimenti avviene nelle zone rurali più povere e remote del paese, dove la religione più diffusa è l'islamismo sunnita (75%), con un 20% di russi ortodossi.

Uno dei casi che più di tutti ha suscitato il dibattito è quello di Cholpon Matayeva, sorella della volontaria del Wsc, Zabila. Cholpon è stata rapita a 19 anni e costretta al matrimonio con un uomo violento, che neanche conosceva prima del rapimento e che la picchiava sistematicamente. Quando ha chiesto il divorzio, è stata accoltellata, uccisa a sangue freddo dal marito, poi condannato a 19 anni di carcere.

FONTE GIULIA-GLOBALIST 

IL PAPA E L'OMOFOBIA


Nel messaggio della Chiesa in occasione della Giornata Mondiale della Pace, Papa Benedetto XVI si è espresso con parole discriminatorie nei confronti della comunità gay, affermando che "i itentativi di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione sono un insulto contro la verità della persona umana e una grave ferita inferta alla giustizia e alla pace".
Pochi giorni prima il pontefice aveva ricevuto a San Pietro con tutti gli onori la presidente del parlamento ugandese Rebecca Kadaga, promotrice della legge contro l'omosessualità in Uganda, che prevede la repressione dell'omosessualità e pene che vanno da pesanti condanne detentive fino all'ergastolo e alla morte per i gay.

E' un atteggiamento improntato all'odio e contrario al Vangelo, nonché alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E' importante che i difensori dei diritti umani preparino insieme una denuncia all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per istigazione alla discriminazione e all'odio. Il Gruppo EveryOne è già al lavoro in tal senso. E' importante chiedere ai vescovi di dissociarsi da questa posizione che si pone in contrasto con i testi sacri del Cristianesimoe le leggi vigenti nei paesi civili. Siamo tornati al Medioevo.

Qui di seguito, una breve cronologia con alcuni episodi di persecuzione omofoba.

L'imperatore Giustiniano, protettore della Chiesa cattolica, stabilì la condanna a morte per gli omosessuali e li perseguitò insieme ai pagani e agli ebrei. il monaco Pier Damiani condusse una crociata contro l'omosessualità, le cui basi sono contenute nel Liber Gomorrhianus, scritto nel 1049.

In uno degli Statuti di Bologna del 1257, relativo alla Societas Sancte Marie, si istituiva la pena di morte per combustione sia per gli omosessuali che per chi li ospitasse a casa sua. Roghi anche nel XIII secolo in Svizzera per il vicium sogdomiticum. A Clermont, in Francia, gay ed eretici condividevano le fiamme dei roghi.

Nel XIV secolo era prevista la combustione a Roma e la castrazione a Firenze per i maschi che amassero altri maschi, con pene pecuniarie e taglio della mano in aggiunta nei "casi gravi". Gay e lesbiche furono bruciati anche a Padova dal 1329 e successivamente in una pletora di città italiane, dove la popolazone assisteva al supplizio di tanti innocenti come se fosse uno spettacolo di piazza. Non era diversa la pena a Rimini, sotto gli "illuminati" Malatesta.

Nel XV secolo, stessa musica: crepitare di fiamme e odore di carne bruciata dovunque autorità e le guardie papali scovassero relazioni fra persone dello stesso sesso. La Firenze dei Medici era un po' meno severa: multe fino alla terza recidiva, quindi - "solo" alla quarta - rogo per l'omosessuale. Francesco Sforza, a Milano, premiava con una somma in denaro i cittadini che denunciassero gay e lesbiche, che finivano poi sul rogo.

Una terribile persecuzione che macchia la civiltà e che condizionò la cultura, le tradizioni e il culto religioso attraverso i secoli, impedendo agli artisti, ai poeti e ai pensatori di rappresentare l'omosessualità come un'espressione naturale di passione e amore e a innumerevoli esseri umani di vivere le loro inclinazioni in pace, senza dover temere l'umliazione pubblica, la tortura e la morte.

I libri di storia che leggono i ragazzi nelle scuole omettono di citare gli episodi di persecuzione degli omosessuali nella storia: anche questa è omofobia. La Chiesa ha le mani lorde del sangue di tanti omosessuali innocenti ed è inaccettabile che si faccia ancora oggi paladina di una delle più orrende atrocità della storia umana.

articolo di roberto malini

L’Italia continua ad ignorare il problema del femminicidio

In soli 10 giorni tre donne sono state massacrate, altre sono sopravvissute ai loro mariti che hanno tentato di ucciderle. Nonostante la portata macroscopica della violenza sulle donne, il Governo italiano che tardivamente firma la Convenzione di Istanbul ma deve ancora passare al vaglio del Senato, fa slittare la proposta di legge che prevede l’inasprimento delle pene per i reati di genere, ma accade anche un altro fatto a dir poco vergognoso: la regione Lombardia, una delle regioni con il più alto tasso di donne uccise e maltrattate, continua a porre il veto sul finanziamento della legge contro la violenza sulle donne; intanto un’altra donna ieri è stata aggredita dal marito che le ha dato fuoco a Roma e un’altra proprio in Lombardia, a Milano, è stata accoltellata dall’ex convivente.
La Regione Lombardia ha scelto di non stanziare alcun finanziamento specifico, a sostegno delle legge sulla manovra finanziaria (Ne parlammo QUI). Alcuni fondi, 17,4, sono stati destinati per la spesa sanitaria, per l’ammodernamento delle tecnologie sanitarie nelle strutture pubbliche; 43,7 milioni per la dote buono scuola (un tema caro alla destra e a Formigoni); meno del doppio (79,8 milioni) per la cultura; 7 milioni per il sostegno alla natalità (tra cui le manovre antiabortiste) e perfino 3 milioni e 200 mila euro per l’assistenza ai detenuti.
Ma per la legge sulla violenza contro le donne non è stato accolto alcun finanziamento, proposta presentata da Sara Valmaggi, per il Pd, e da Chiara Cremonesi, di Sel, che chiedeva di mettere a bilancio due milioni di euro per un fenomeno in continua crescita. In questo modo, la legge sulla violenza contro le donne in Lombardia è inapplicata.
Questo fa ravvisare la profonda arretratezza del territorio italiano e più in particolare della Lombardia, ultima tra le regioni ad approvare una legge a tutela delle donne, per quanto riguarda la tutela delle donne, ma fa anche ravvisare che è ancora profondo nel nostro paese un clima di indifferenza verso le donne e tolleranza verso fenomeni di violenza di genere, considerati ancora fattori privati e individuali, aggiungendo anche il fatto che la giunta Formigoni ha premuto per anni allo scopo di rafforzare l’obiezione di coscienza e lo spirito antiabortista a tutela della famiglia, offrendo alle donne dei bonus affinché diventassero madri e (implicitamente) non cercassero lavoro, impedendo così quell’indipendenza economica che sta alla base della salvezza delle donne da rapporti violenti.
Senza quei fondi è impossibile creare e  mantenere le case segrete per ricoverare donne in pericolo di vita o i centri anti-violenza, che il welfare ha messo in crisi. Ad oggi sono 120 le donne uccise in Italia nel 2012, stando a dati raccolti in base alle notizie riportate nei giornali dato che il nostro Governo ancora non ha un osservatorio sul fenomeno, lasciandolo nel sommerso. Grazie a Telefono rosa che alla vigilia della Giornata contro la violenza alle donneha diffuso questi dati, possiamo conoscere che la violenza sulle donne in Italia ha  un aumento delle violenze contro le donne all’interno di rapporti sentimentali: l’85% di tutte le violenze, il 3% in più del 2011.

venerdì 21 settembre 2012

La pedofilia entra nel codice penale

L'aula del Senato ha approvato all'unanimita' la ratifica della Convenzione per la protezione di minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, firmata a Lanzarote nel 2007. Dopo sei letture e' legge. Introduce nel nostro codice penale la parola pedofilia (art.414 bis). Inoltre disciplina anche i casi di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo sessuale. "La ratifica e' una buona notizia per tutti i minori che vivono nel nostro Paese. Si tratta di un'arma in piu' per contrastare gravi violazioni come l'abuso e lo sfruttamento sessuale", ha osservato Vincenzo Spadafora, autorita' Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza.

La Convenzione di Lanzarote risponde alla necessita' riscontrata dal Consiglio d'Europa (Coe) di elaborare nuovi strumenti vincolanti per gli Stati del Coe per il contrasto allo sfruttamento e all'abuso sessuale dei minori. La Convenzione e' stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 12 luglio 2007 e aperta alla firma il 25 ottobre dello stesso anno a Lanzarote. Allo stato attuale, il testo e' stato sottoscritto da 41 Stati membri del Coe, tra cui l'Italia, che l'ha sottoscritta il 7 novembre 2007. Il disegno di legge italiano, che recepisce le disposizioni della Convenzione prevede l'introduzione nel codice penale dell'articolo 414-bis - Pedofilia e pedopornografia culturale - che punisce con la reclusione da tre a cinque anni chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, istighi a commettere reati di prostituzione minorile, pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambine e bambini, e di corruzione di minore. Stessa pena per chi "pubblicamente fa apologia di questi delitti". Ad essere invece bocciato è stato un ordine del giorno presentato dalla Lega Nord, che chiedeva l'introduzione nella legge della castrazione chimica per i pedofili.

Grande soddisfazione e' arrivata anche dal mondo dell'associazionismo e dalle organizzazioni che si occupano di tutela dei minori. "La ratifica della Convenzione di Lanzarote approvata oggi e' un passo avanti concreto in materia di protezione dei minori contro lo sfruttamento sessuale e l'abuso dei minori", ha commentato l'Unicef in una nota. Sulla stessa lunghezza d'onda Save the Children, secondo cui con l'approvazione definitiva al Senato "l'Italia rafforza il proprio sistema di protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso e si adegua agli altri Paesi europei".

Tra le novita' piu' importanti introdotte dalla Lanzarote - ricorda Save the Children - l'introduzione di due nuovi delitti come l'istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia (art. 414-bis c.p.) e l'adescamento di minorenni (art. 609-undecies). Previste poi pene piu' severe per tutta una serie di reati: dai delitti di maltrattamenti in famiglia a danno di minori ai reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati a sfondo sessuale a danno di minori. E' inoltre previsto un inasprimento delle pene anche per i reati di prostituzione minorile (la pena da 6 mesi a tre anni e' aumentata da uno a sei per chiunque compia atti sessuali con un minore di eta' compresa tra i 14 e i 18 anni in cambio o per la promessa di un corrispettivo in denaro o altra utilita') e di pornografia minorile (reclusione fino a tre anni con multa fino a 6.000 euro per chiunque assista a esibizioni o spettacoli pedopornografici). Infine, non si potra' piu' dichiarare di non essere a conoscenza della minore eta' della persona offesa nel caso di commissione di uno dei delitti contro i minori.

Timbuctu, donne senza velo arrestate dagli islamisti


Continua senza soste la violazione dei diritti delle donne, in lungo e in largo per il pianeta. Stavolta tocca agli islamisti di Ansar Dine, che hanno legami con Al-Qaeda nel Maghreb islamico, i quali hanno iniziato ad arrestare tutte le donne che non indossano il velo o che vanno in giro per strada di notte a Timbuctu, citta' del nord del Mali (Africa est, al confine con Mauritania, Burkina Faso, Costa d'Avorio) da tempo sotto il loro controllo. Lo ha riferito all'AFP un residente nel quartiere di Djinguerey Ber secondo il quale da ieri, in base a un editto islamista, tutte le donne trovate fuori dalla loro casa dopo le 11 di sera vengono arrestate e costrette a pagare una multa. Agli imam e' stato comunicato che d'ora in avanti le ragazze dovranno vestirsi in base alla legge islamica e che verranno istituite delle prigioni femminili per coloro che non rispettano simili imposizioni.

PERCHE' LE DONNE SUBISCONO TALE VIOLENZA IN SILENZIO, NON REAGISCONO, NON DENUNCIANO,NON SI CONFIDANO, NON PARLANO CON QUALCUNO??

SEGNALAZIONE DI UN NOSTRO LETTORE M.C---- GRAZIE!!!


PERCHE' LE DONNE SUBISCONO TALE VIOLENZA IN SILENZIO, NON REAGISCONO, NON DENUNCIANO,NON SI CONFIDANO, NON PARLANO CON QUALCUNO??
È giusto domandarselo, chiunque si fa questa domanda, ma non si riesce a capire la risposta, ognuno può supporre una risposta adeguata, ma un'unica risposta che vada bene per tutte non c'è,perchè le reazioni di ogni donna a tali violenze sono diverse ma le stesse violenze da parte degli uomini se pur simili sono diverse, e anche qui ampierei il discorso ma sarebbe troppo lungo.
La mia esperienza risale a 25 anni fa, e premetto che il concepire questo problema da parte della gente, delle strutture era molto diversa, adesso ci sono centri, servizi, numeri di telefono che rispettano l'anonimato di chi denuncia, PER CUI FATELO SENZA TIMORE, CHIUNQUE SIA A FARE VIOLENZA SU DI VOI.
Mio marito ha cominciato a picchiarmi il primo giorno di viaggio di nozze, questi fatti hanno avuto una frequenza di una volta a settimana inizialmente, poi divenne in media un giorno sì e uno no o più giorni consecutivi.
Mi limito a dire mi picchiava ma tutto ciò che è stato citato nel link l'ho passato, Calci, Pugni, Botte, oggetti lanciati, mani al collo dalla stretta quasi totale, e un grande coltellaccio da cucina puntato sotto il mento.
Ancora oggi mi domando come sono ancora Viva, con tutto ciò che purtroppo si sente.
Probabilmente mi posso ritenere fortunata solo del fatto che il tutto è durato due anni e mezzo e poi sono riuscita a liberarmi con un grande aiuto di una persona, da sola sarei rimasta lì tra quelle violenze.
PERCHE', voi direte....Bene perchè le violenze di un uomo che picchia e tira calci non sono mai silenziose, sono sempre accompagnate da grandi e spregievoli insulti, da profonde umiliazioni,ma soprattutto da insinuosi plagi,minacce e ricatti psicologici, e questi ti devastano la psiche, l'anima, la ragione, l'autostima, il corpo più delle stesse botte.
Poi sono stata abilmente allontanata dalla mia famiglia,quindi isolata, quindi siamo a due tipi violenza quella fisica, quella psicologica e tu diventi sempre più inerme,sempre più invisibile,anche a te stessa, perdi le forze, perdi il coraggio, perdi ogni cognizione, perdi l'orientamento, perdi il giudizio, perdi la tua PERSONALITA'.
Ci sarebbero molti punti da precisare ma diventa un romanzo, perchè naturalmente non c'è due senza tre, ed ecco la terza violenza che non può mancare ed è quella sessuale, non vi do spiegazioni in merito penso che si comprenda da sè, e qui diventi una vittima di violenza sessuale LEGITTIMA.
Adesso ditemi fra le mura di casa succede tutto questo nell'assoluto silenzio ovattato?
Certo che no, rumori, disastri, urla e urla scaturivano, ma nessuno mai ha sentito qualcosa, meglio ignorare,che salvare una vita, mi auguro che oggi non sia così.
Dopo due anni e mezzo mi sono liberata del mostro, per lo meno ho salvato la pelle a me e mio figlio, però non mi sono liberata dei mostri che mi sono portata addosso fino oggi, una vita rovinata e nn dico altro, non mi dilungo a raccontare gli effetti collaterali e per il momento concludo qui, ma se ci sono delle domande, e se io ho delle risposte,sono disponibile a rispondere.
Una cosa importante voglio aggiungere:
NON ESISTONO SCUSE A TALI COMPORTAMENTI, CHE SPESSO TENDIAMO A DARE, NESSUNO HA IL DIRITTO DI PICCHIARE UN ALTRO UOMO O DONNA, NESSUNO HA IL DIRITTO DI SOTTOMETTERTI, DI TOGLIERTI LA PERSONALITÀ, LA LIBERTÀ, LA FIDUCIA, IL SORRISO "LA VITA".
ANDREBBE ALTAMENTE PUNITO DALLA LEGGE, POI... FORSE GUARITO E RIEUDUCATO.

E' DISGUSTOSO!!!!


giovedì 13 settembre 2012

Israele, la doppia vita delle casalinghe-spie del Mossad

Tel Aviv, 11 settembre - Niente le ferma: non certo i nemici di Israele, ma neppure le mille incombenze della routine familiare. Vivono esistenze parallele, perfettamente a loro agio sia fra le retrovie di Paesi ostili allo Stato ebraico dove agiscono sul filo del rasoio, sia negli asili nido dove nei periodi piu' calmi accompagnano i loro figlioletti. Attorno a loro, nessuno deve conoscere la loro reale attività. Adesso pero' le casalinghe-spie del Mossad, il potente organismo dei servizi segreti israeliani, escono allo scoperto parlando col settimanale femminile Lady Globes. Per loro l'attuale capo del Mossad, Tamir Pardo, ha solo parole di elogio: nello spionaggio, dice, per molti versi le donne sono superiori agli uomini. E un giorno, ne e' persuaso, sara' una di loro ad assumere le leve di comando.

Efrat, vice-capo di un dipartimento del Mossad, ha conosciuto il futuro marito durante una missione di spionaggio. A casa, hanno tre figli: ma lei egualmente insiste per svolgere ruoli attivi. Come lei, anche Ella ha tre figli e cerca di combinare la vita familiare con un'attivita' spericolata. Un'altra super-agente, Yael, pare sia stata ormai praticamente in tutti i Paesi al mondo. ''Ho dovuto combattere davvero - dice a Lady Globes - per proseguire le attivita' operative anche dopo aver partorito. Ci sono voluti anni per convincerli ad accettare. Il mio superiore mi diceva spesso: 'Non posso assumermi la responsabilita' che una mamma non torni a casa' ''. L'agente Efrat ha detto al giornale che lei e le sue colleghe ricorrono quando necessario alle prerogative femminili per raggiungere l'obiettivo. ''Ci sono giochi di seduzione, c'e' il ricorso all'attrazione, ci sono tentativi di eccitare l'altra parte. Ma il limite e' l'atto sessuale vero e proprio. Anche se ritenessimo utile che una di noi andasse a letto con il capo dell'ufficio del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, nessuno al Mossad lo permetterebbe''.

La stima del capo del Mossad nei loro confronti è smisurata. ''Noi prendiamo persone con un livello di intelligenza e con qualita' iniziali identiche - ha osservato - e poi constatiamo una superiorita' operativa delle donne. La loro lettura del terreno e' eccellente, come pure l'analisi delle situazioni e la visione spaziale; tutto cio' in contrasto con gli stereotipi''. Le loro vite, dicono al giornale, ricordano i film di azione di Hollywood, con una differenza: in quelle pellicole i momenti in cui la vita e' sospesa a un filo ''sono una manciata di minuti'', mentre in realta' possono durare anche mesi. Occorrono allora doti psicologiche molto particolari: doti che secondo il capo del Mossad, le sue agenti possiedono in maniera strabiliante. Fra queste: la capacita' di fingere, di improvvisare. Hanno un solo cruccio: non poter raccontare nulla del proprio lavoro. Di ritorno da una lunga missione all'estero - scrive Lady Globes - una delle agenti ha ricevuto da un funzionario una banconota israeliana di notevole taglio da mettere in tasca. Il giorno dopo, tornata ad essere l'israeliana della porta accanto, l'agente segreta e' salita su un autobus: ma il conducente, infastidito perche' non aveva preparato spiccioli per il biglietto, l'ha fatta scendere a terra senza tanti complimenti.



fonte Globalist

le organizzazioni femministe locali condannano duramente le molestie sessuali nel subcontinente indiano: DONNE MOLESTATE SUL LAVORO, TUTELATE!!

Mentre sempre più donne indiane fanno ingresso nel mondo del lavoro, le organizzazioni femministe locali condannano duramente le molestie sessuali nel subcontinente indiano. Ecco dunque che il parlamento indiano, da giorni paralizzato dalle proteste dell'opposizione, ha approfittato di una piccola tregua per adottare un testo che tutela le donne dalle molestie sul posto di lavoro. Così la Camera bassa ha approvato la proposta di legge prima di abbandonare nuovamente i lavori all'ordine del giorno, tra le grida e le arringhe dei deputati del principale partito di opposizione, il Bharatiya Janata Party (Bjp).

Il testo, che dovrà ora essere esaminato dalla Camera alta, riguarda una tutela specifica per le donne che lavorano come collaboratrici domestiche, una delle categorie più vulnerabili del paese. "Sono felice che sia stato adottato questo testo di legge cruciale - ha commentato l'esperto di diritti femminili all'Università di Nuova Delhi, Raghavi Behl -. Le donne hanno il diritto di sentirsi sicure ovunque si trovino". Il testo rafforza inoltre la possibilità per le donne di ricorrere in tribunale in caso di abusi sul posto di lavoro, obbligando i datori a registrare formalmente le loro dipendenti: "Molte donne hanno paura di denunciare gli abusi sessuali, perché temono di perdere il lavoro", ha spiegato R.K.Sethi, responsabile del forum Shakti, sui diritti delle donne a Nuova Dehli. Secondo alcuni studi, una lavoratrice indiana su cinque con meno di 35 anni è stata vittima di un'aggressione da parte del suo superiore o di un collega. Intanto i lavori al parlamento indiano sono paralizzati dal 21 agosto, con il Bjp che chiede la testa del primo ministro Manmohan Singh (ex ministro del Carbone dal 2004 al 2009) dopo la pubblicazione di un rapporto, secondo il quale lo Stato avrebbe perso dal 2004 miliardi di dollari concedendo giacimenti minerari a gruppi privati invece di venderli all'asta.

IN UNGHERIA LA VIOLENZA SULLE DONNE E' LEGALE!!!

La maggioranza conservatrice in Parlamento oggi ha impedito che la violenza contro le donne in famiglia fosse sanzionata dal codice penale. Un movimento di donne aveva raccolto 103 mila firme per obbligare il Parlamento a discutere sul tema in un paese dove ogni anno migliaia di donne subiscono violenze e pestaggi in famiglia. Socialisti e verdi, all'opposizione, raccogliendo l'istanza presentata, volevano far inserire nel codice penale un articolo che punisse gli atti di violenza entro la famiglia, ma la maggioranza governativa, appoggiata dagli estremisti di destra, l'ha impedito, votando contro. Un deputato della maggioranza ha (vergognosamente) detto testualmente:''Le donne, prima di volersi emancipare, se vogliono piu rispetto, partoriscano piu bambini, due o tre, anche quattro, e allora avranno piu' rispetto''. Un altro deputato, estremista, ha parlato di ''odio verso gli uomini'' da parte dei movimenti femministi. Indignazione da parte delle organizzazioni di donne che hanno indetto una manifestazione di protesta per sabato. ''E' intollerabile che la maggioranza governativa spazzi via in tal modo un problema così grave'', hanno affermato in un comunicato.

mercoledì 12 settembre 2012

Novanta donne uccise dall’inizio dell’anno

In aumento la violenza sulle donne e i casi di stalkingOmicidi a seguito di separazione insopportabile: il tarlo della gelosia che consuma, la smania di possesso, l’impossibilità di accettare un abbandono sono tematiche costanti nelle cronache degli ultimi tempi. Dal mese di gennaio al 10 di settembre di quest’anno sono state 90 le donne uccise da uomini che spesso conoscevano, e che – a seguito di una separazione o un rifiuto – hanno deciso di mettere fine alla vita di quelle che dicevano di “amare”. Lo rende noto l’Osservatorio nazionale stalking.
Una decina gli uomini che si sono suicidati dopo aver commesso un omicidio. Il 15 per cento delle donne uccise aveva presentato denuncia per stalking, ma probabilmente sono state molte di più, tra le vittime, le donne perseguitate che non hanno presentato denuncia per paura, perché temono della loro incolumità e di quella dei familiari, per sfiducia nelle autorità, per la difficoltà di far fronte alle inevitabili spese legali.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Stalking almeno un persecutore su tre è recidivo, e dopo la denuncia o condanna torna a perseguitare la vittima, spesso con una ferocia maggiore dettata da uno spirito di vendetta che non viene minimamente mitigato dall’intervento delle autorità.
Lo stalker è un individuo che presenta gravi difficoltà ad accettare ed elaborare un abbandono a causa di un disagio psicologico pregresso che deve essere affrontato con specifici strumenti e con l’intervento di psicoterapeuti specializzati. La sola coercizione non desta, nello stalker, la consapevolezza dei suo errori, perché egli non è in grado di prendere autonomamente consapevolezza della lesività del suoi atti.
L’Osservatorio nazionale stalking ha istituito, dal 2007, il Centro presunti autori che ha già risocializzato 200 stalker. Volontari psicologi e psicoterapeuti altamente specializzati, operano, con sedute di psicoterapia, sul presunto autore e sulle sue difficoltà ad elaborare ed accettare un abbandono. Questa è l’unica modalità per stroncare la recidiva del persecutore e permettere alle vittime di tornare a condurre una vita normale.
Grazie al percorso, il 45 per cento degli stalker ha raggiunto un completo contenimento degli atti persecutori, mentre nel 20 per cento dei casi si è verificata una significativa diminuzione dell’attività vessatoria, della recidiva, e la prevenzione degli agiti più gravi. Sarebbe importante prevedere nella legge 612-bis il percorso per il presunto autore per diminuire l’incidenza dello stalking.

NUOVA VIOLENZA SULLE DONNE: STIRAMENTO DEL SENO

90997333-_Bin_.jpgCominciano intorno ai 10 anni: prima che il seno si formi, lo colpiscono, lo schiacciano con pietre calde, lo fasciano in modo dolorosissimo così da ritardarne lo sviluppo. Lo fanno le madri, le nonne, in segreto spesso i padri.

“È per il loro bene”. Così genitori e parenti giustificano la pratica,
assai diffusa soprattutto in Camerun, nei Paesi circostanti e anche fra le immigrate in Occidente: meno evidenti sono i “richiami” sessuali delle ragazze, sostengono, minori sono i rischi di molestie, violenze, gravidanze e malattie a trasmissione sessuale.

In realtà, non solo questa è un’ipocrita ragione addotta a una sopraffazione che ragione non ha se non quella di tenere le figlie sotto controllo. Il fatto è che alla violenza e al dolore si aggiunge spesso il danno grave provocato alla salute: da cisti e inabilità all’allattamento fino al cancro al seno.

Nessuno ne parla, e così lo “stiramento del seno” (in inglese, breast ironing) continua a essere accettato anche dalle sue vittime: per il 41% delle ragazze camerunensi è “opportuno”. Servono campagne di informazione, come quella condotta da Came Women and Girls Development Organisation: anche se meno diffusa dell’infibulazione, questa forma di controllo del corpo femminile non è meno odiosa. E va “stirata”.

Una primavera araba andata a male

La "nuova" Tunisia postrivoluzionaria penalizza la donna in ogni campo: dalla «complementarità» rispetto all'uomo fino al recente aumento del costo della pillola contraccettiva.

Tempi duri per le donne i
n Tunisia. Lo scorso agosto si era prospettata, tra polemiche internazionali e manifestazioni locali, l'eventualità di inserire, nella nuova costituzione del Paese, un articoletto in cui si afferma la «complementarità» della donna rispetto all'uomo. Che già di per sé, a ben ragionare, evocherebbe anche un viceversa non contemplato dall'assemblea costituente che immaginiamo declinata nei virili toni dell'azzurro.
E ora, dopo aver ridotto la donna ad un complemento d'arredo per giunta autopulente, giunge fresca la notizia che in Tunisia, un tempo il più secolarizzato dei Paesi islamici, la pillola anticoncezionale ha sestuplicato il suo costo: dal 1966 il prezzo era fermo all'equivalente di un euro. Ora per un blister ce ne vogliono sei: più che nel disastrato Belpaese. Il sogno della primavera araba, che aveva infiammato il mondo intero, somiglia di più alla spettrale fiammella azzurrina del metano che al fuoco di un autentico rinnovamento.

Mentre il governo tunisino non si fa più carico di una spesa sanitaria evidentemente considerata superflua, l'idea di dove impiegare il denaro risparmiato non poteva essere più in linea con il colore ceruleo della cimiteriale fiamma di cui sopra. È semplice: perché non rimborsare ai contribuenti, al posto della perigliosa pillola contraccettiva, il più necessario Viagra? Medicinale moderno, al passo coi tempi, che in Tunisia non costa che 10 euro. Un prezzo politico per il farmaco originale, quello con la giusta tonalità di azzurro. Il resto lo paga lo Stato.
Dietro la manovra, che ha peraltro alimentato un logico traffico occulto internazionale del farmaco blu, spunta il solito machismo di cui non si sentiva certo la mancanza, qui peraltro appaiato alla smania totalitaristica di controllo sul corpo femminile che si traduce amaramente in un non-controllo delle nascite. Che poi, nei fatti, la prestanza virile non equivalga ad una aumentata fertilità, questo al demagogico governo tunisino di certo non importa: quel che conta è che la donna sia sottomessa.
Come primavera araba non ci siamo proprio: è decisamente troppo psichedelica. Una volta i primi fiori della bella stagione erano rosa, o al massimo bianchi, ma chi ha mai visto un mandorlo blu manco fosse formaggio ammuffito? È proprio vero che non ci sono più le stagioni di una volta.

USA. Reazione popolare contro i microchip RFID

È recentissima la notizia che in alcune scuole americane è partito un progetto pilota per far abituare i bambini ad indossare un microchip RFID durante la permanenza negli ambienti scolastici
, attraverso alcuni gadget come la tessera identificativa scolastica “microchippata”, la divisa scolastica con trasmettitore incorporato e addirittura un collare (!) da indossare proprio come gli animali domestici… Il governo americano vorrebbe garantire “la sicurezza” degli studenti, tracciandone tutti gli spostamenti per ridurre la percentuale di coloro che “marinano” la scuola.

Sono questi i primi passi che il NWO sta muovendo a livello sperimentale per rendere familiare alle nuove inesperte generazioni l’intimo contatto con un microchip capace di monitorare le loro vite. Ebbene forse hanno sbagliato tempistica o valutato male i loro “polli”, perchè negli ultimi giorni questi progetti non hanno fatto altro che scatenare malumori popolari e proteste pubbliche contro l’uso di questa tecnologia.

Le scene che vedete nel video sotto l’articolo sono del tipo che qualche anno fa ci immaginavamo nei film futuristici tipo “Orwell 1984“, ma sono un segno concreto che perfino in America (per eccellenza la patria del controllo di massa) le persone non si fanno mettere nel sacco così facilmente. I microchip sono da decenni nei programmi di controllo del NWO: la strategia per la loro introduzione è graduale, procede poco alla volta per diluire i cambiamenti nel tempo ed attutirne l’impatto emotivo. Se il loro primo passo felpato ha sortito questi effetti sonanti, i nostri “controllori” hanno poco da stare allegri. La gente non dorme più, dovrebbero tenerne conto.

In effetti, se le persone reagiscono in massa come fa nel video la gente di San Antonio, e dimostrano lo stesso livello di consapevolezza, quale scusa potranno mai escogitare per indurre l’impianto di massa? La sicurezza? La salute? No, non funzionerebbero mai per coloro che conoscono la finalità a lungo termine del progetto. Ricordate sempre che la legge del consenso, esplicito o tacito, è alla base delle manipolazioni del NWO. Il potere è sempre stato, e sempre sarà in mano nostra. Attraverso l’arma dell’informazione, (per citare uno dei manifestanti nel video…) facciamo diventare RFID l’acronimo di Revitalize Freedom, Indipendence and Democracy (Rivitalizziamo la Libertà, l’Indipendenza e la Democrazia). Buona lettura dell’articolo originale “More RFID chip resistance”.

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L’associazione “We Are Change” (“Noi Siamo il Cambiamento”, n.d.t.) ha protestato contro l’obbligo per gli studenti della scuola di San Antonio di indossare un collare con un microchip RFID per il tracking (tracciatura degli spostamenti, n.d.t.). L’associazione, i genitori e gli studenti, assieme ai preoccupati concittadini, hanno parlato al consiglio del distretto scolastico indipendente di Northside, facendo presente ai convenuti che ciò rappresenta una violazione dei diritti civili e religiosi dei bambini, oltre a costituire una seria minaccia per la salute.


Il Governo non si cura tanto degli adulti, ormai rigidi nei loro schemi di idee, quanto delle nuove generazioni. Sente il dovere di assoggettarle… ecco perchè il congresso ha reso tutto “legale” molto tempo fa. A proposito, “programma pilota” significa che il progetto arriverà molto presto anche nella vostra nazione, devono solo sciogliere alcuni nodi del loro piano, come per esempio trovare un modo di imporlo anche a quelli a cui non piace.

STIAMO CHIEDENDO UNA MORATORIA PER IL TRACCIAMENTO RFID DEGLI STUDENTI.

Chiediamo perentoriamente al distretto scolastico indipendente di Northside di sospendere immediatamente l’uso della tecnologia RFID per tracciare gli spostamenti degli studenti fino a quando non verrà condotta una valutazione ufficiale dell’impatto sulla sicurezza, sulla salute e sulla privacy. Chiediamo al distretto di:

• Sospendere immediatamente il rilascio delle tessere scolastiche d’identità taggate con microchip RFID, e di ritirare quelle già consegnate;

• Disattivare tutte le apparecchiature di monitoraggio RFID già installate ed in uso nei locali scolastici;

• Notificare formalmente ai genitori degli studenti che la prevista implementazione della tecnologia RFID è stata sospesa in attesa di una valutazione ufficale dell’impatto sulla sicurezza, sulla salute e sulla privacy;

• Indire un incontro pubblico per consentire alle parti interessate di condividere le loro opinioni e le loro preoccupazioni su questo progetto di localizzazione degli studenti;

• Assicurare un clima rispettoso e non discriminatorio per studenti, genitori e membri dello staff che porteranno le loro obiezioni al progetto di tracking RFID adducendo motivazioni religiose e filosofiche.

Il Parlamento europeo riapre le indagini su prigioni segrete della CIA in Europa




STRASBURGO-Martedì 11 settembre, i deputati europei hanno adottato una risoluzione per incitare gli Stati membri dell’Unione europea a indagare sull’esistenza
di prigioni o di strutture segrete sul loro territorio, dove persone avrebbero potuto essere state rinchiuse in virtù del programma segreto della CIA.


Come ci si attendeva, il testo è stato votato da una schiacciante maggioranza (568 voti a favore, 34 contrari e 77 astensioni) .

Fra il 2001 e il 2005 un migliaio di aerei della CIA avrebbero sorvolato il territorio europeo. L’agenzia statunitense avrebbe fatto rinchiudere una ventina di persone, in paesi europei, soprattutto in Polonia e in Romania.

CONFESSA DI AVER ABUSATO DI BAMBINI IN AFRICA

PARIGI - Un prete francese ha confessato di aver commesso atti di pedofilia e si è costituito presso la procura di Clermont-Ferrant, nel sud della Francia. Il prete ha confessato di avere aggredito sessualmente alcuni minorenni mentre si trovava in Africa centrale tra il 2007 e il 2010.
Rientrato in Francia dalla missione si è confidato con l'arcivescovo di Clermont, monsignor Hipplyte Simon, che gli ha consigliato di costituirsi. Lo scorso gennaio il prete ha dunque inviato alla Procura una lettera con le sue confessioni.
Il procuratore Pierre Sennes ha indicato che vi erano descritti «chiaramente atti riprovevoli». La polizia francese, che all'inizio dell'anno ha avviato le indagini in Africa, ha interrogato il prete nei giorni scorsi, il quale ha confermato i fatti. Il religioso si trova ora nel carcere di Saint-Etienne ed è indagato per stupro

CATECHISTA ACCUSATO DI PEDOFILIA

Si aggrava la posizione di Stefano Putzolu, 31enne catechista, arrestato lo scorso 23 aprile per aver tentato di adescare due suoi allievi di 10 e 13 anni, durante una gita.
Da quanto emerso nel corso delle indagini, coordinate dal pm Rita Cariello, il catechista insegnante di musica, avrebbe un altro piccolo scheletro nell'armadio: ci sarebbe un altro presunto episodio di pedofilia, avvenuto due anni fa, dove l'uomo avrebbe abusato di un 13enne.
Il ragazzino, per mesi, dal novembre del 2010 al maggio 2011,avrebbe subito terribili abusi sessuali da parte di Putzulu sia all’interno dell’oratorio di Selargius che durante un ritiro spirituale in un albergo di Solanas. Per adescare la “preda” l’insospettabile catechista dalla doppia vita avrebbe usato sempre la stessa tecnica: il tredicenne sarebbe stato prima convinto con sms sempre più espliciti e poi “ricompensato” ogni volta con piccoli regalini, soprattutto ricariche telefoniche per il cellullare, banconote da cinque o dieci euro e pacchetti di sigarette. Ad aiutare gli inquirenti a svelare il nuovo sconcertante episodio è stata l’ex fidanzata del catechista. Dopo essersi ripresa dalla scoperta-choc di aver flirtato a lungo con un pedofilo senza mai sospettare nulla, si è ricordata del particolare rapporto che Putzulu aveva instaurato con quel tredicenne timido e introverso. Un’amicizia fatta di continui scambi di messaggini e di una confidenza a quel punto diventata molto sospetta.

PEDOFILIA BIMBO VIOLENTATO NEL RIPOSTIGLIO

Un uomo di 45 anni, disoccupato e affetto da disturbi psichici, ha ripetutamente violentato un bambino di 10 anni nel ripostiglio della propria abitazione. I soprusi sono stati scoperti dalla mamma del piccolo che, insospettita da un repentino cambiamento di umore avvenuto nel figlio negli ultimi tempi, divenuto irrequieto e ingiustificatamente nervoso, in un primo momento ha osservato da sola la situazione in casa fino a riuscire a raccogliere una serie di particolari, e a ricostruire in modo sommario ciò che accadeva tra le mura domestiche.

Quindi si è rivolta all'Ospedale di Enna che ha immediatamente girato la segnalazione alle forze dell'ordine facendo partire le indagini. Il 45enne, zio del convivente della madre del piccolo, approfittava dei momenti in cui rimaneva da solo in casa con la sua vittima e lo costringeva a seguirlo nel ripostiglio dove abusava di lui. Secondo le ricostruzioni fatte dagli inquirenti le violenze sessuali sarebbero andate avanti per più di tre mesi.

Dopo essere stato scoperto e interrogato, il 45enne ha confessato gli abusi ed è stato quindi posto in stato di fermo a disposizione dell'autorità giudiziaria. Il bambino, supportato dalla presenza di esperti psicologi e interrogato in ambiente protetto, ha confermato tutte le violenze alle quali è stato sottoposto per tanto tempo. Ora sarà affidato alle cure di medici che avranno il compito di aiutarlo a superare lo shock di quanto subito.

lunedì 10 settembre 2012

Il colpevole silenzio: ancora sulla violenza contro le donne

Violenza sulle donne: un dramma che si consuma in famiglia in oltre 7 casi su 10. Meno del 10% delle vittime la subiscono da uomini estranei e solo il 3% vengono uccise per mano di persone con problemi psichici. Mediamente le donne sopportano violenze e maltrattamenti da mariti e compagni per  8 anni prima di maturare la decisione di denunciarli alle forze dell’ordine. Questi i dati agghiaccianti emersi dall’iniziativa “Il silenzio colpevole: contro la violenza sulle donne” che ha aperto giovedì sera la Festa della CGIL a Imola. Un fenomeno complesso e articolato che nasce  ed evolve nelle viscere del tessuto sociale e famigliare. In particolare il femminicidio matura nelle relazioni famigliari e di convivenza in cui la violenza è già presente a livello psichico ed economico.
Quando le donne rifiutano la dipendenza economica ed il controllo assiduo del marito o del convivente, scatta l’azione omicida che, sempre, avviene in fase di separazione. E’ stata Barbara Spinelli, avvocata, autrice del libro “Femminicidio” a riportare questi dati al numeroso pubblico presente. Esiste una responsabilità istituzionale che passa attraverso l’operato di medici, psicologi, servizi sociali, ai quali spetta riconoscere le situazioni di maltrattamento che preludono ad una violenza definitiva, al fine di fornire un supporto tempestivo e preventivo di danni irreparabili.  Molte altre sono le implicazioni, come il ricatto della perdita dei figli. La soluzione penale non è pertanto sufficiente, occorre una rete di competenze, servizi, relazioni che, complessivamente, si faccia carico di far fronte al fenomeno. In tutte le provincie dell’Emilia Romagna e in altre città esistono ormai protocolli fra le diverse realtà territoriali, dalle istituzioni alle Associazioni delle donne, ai centri antiviolenza. Nel report svolto dall’ONU nei mesi scorsi si raccomanda la valorizzazione dell’esperienza pluriennale centri  e la formazione di una rete per garantire continuità al percorso delle donne che decidono di uscirne. La rete si fa lavorando insieme, ha sostenuto Tiziana Dal Prà, presidente di Trama di Terre e le donne e gli uomini devono poter dire la loro; chi ha competenze e saperi in merito va ascoltato. La democrazia partecipata non può essere solo un enunciato. L’esperienza di Trama di Terre in questi anni, ha evidenziato come ci siano approcci diversi alla violenza nelle diverse culture e da parte delle donne, che spesso hanno difficoltà a leggerla e a riconoscerla. Ogni donna è un caso a sé e va affrontato di conseguenza. Dai dati dell’Osservatorio regionale risulta che la casa delle donne per non subire violenza di Modena ha accolto 281 donne di cui 85 italiane e 196 straniere, il centro “Non da sola” di Reggio Emilia ha ospitato 543 donne di cui 240 italiane e 303 straniere. Spesso con le donne vengono accolti i figli minorenni. Molte sono le situazioni in cui i minori assistono alle ripetute violenze domestiche rischiando di divenire i maschi, adulti violenti e le femmine vittime a loro volta di violenze in età adulta. La politica dunque si deve far carico di un problema che ormai, quotidianamente, produce emergenze di donne e bambini lasciati senza supporto sociale nell’individuazione e nella creazione di risposte concrete all’esigenza di costruire un percorso di vita alternativo. Il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne passa attraverso il riconoscimento della differenza fra i generi , delle competenze di cura storicamente acquisite dalle donne, che oggi le rende più idonee degli uomini a prendersi cura delle altre donne. Questo propone il problema della rappresentanza e della scarsa presenza delle donne nei ruoli manageriali del sistema sanitario, dove sono valorizzate più per cooptazione che per merito anche se numerose sono le operatrici con capacità professionali qualificate. Il tema è quello del potere, posto da Assunta Signorelli, psichiatra dei servizi sanitari di Trieste che ha inoltre osservato come nei casi di violenza contro le donne, che è un reato, si parli sempre delle vittime e quasi mai degli aggressori uomini come invece accade nel caso di altri reati quali il furto o altri casi di omicidio. Il raptus di follia che viene spesso invocato come causa dell’assassinio di una donna è un’attenuante quasi sempre senza  fondamento, che consente alla psichiatria di ritrovare legittimità nella violenza di genere. Insomma c’è ancora moltissimo da fare sia a livello culturale, che sociale, che giudiziario per contrastare un fenomeno ancora troppo diffuso.
(Virna Gioiellieri)

Cronaca sessista e irrispettosa: l'Ordine interviene

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Iran, l’attivismo delle donne finisce dietro le sbarre

Jila Bani Yaghoob, reporter freelance e redattrice capo di Kanoon Zanan Irani, un sito per la difesa e la promozione dei diritti delle donne, è rientrata il 2 settembre nel carcere di Evin, nella capitale Teheran, per scontare una condanna a un anno di detenzione emessa nel giugno 2010 per i reati di “propaganda contro il sistema” e “offesa al presidente”. Al termine della pena, seguiranno 30 anni di interdizione dalla professione giornalistica.
Premio “Coraggio nel giornalismo” dell’International Women’s Media Foundation nel 2009 e premio “Libertà di stampa” di Reporter senza frontiere nel 2010, Jila Bani Yaghoob era stata già processata e assolta tre volte per i medesimi capi d’accusa. Nell’aprile 2011 era stata ulteriormente incriminata per “avere un blog personale senza autorizzazione governativa”.
Nel 2009, poco dopo la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Jila Bani Yaghoob era stata arrestata insieme al marito, Bahman Amou’i, anch’egli giornalista. Era stata rilasciata dopo due mesi. Bahman Amou’i sta invece scontando una condanna a cinque anni di carcere per “riunione e collusione con l’intento di danneggiare la sicurezza nazionale”, diffusione di propaganda contro il sistema”, “minaccia alla pubblica sicurezza” e “offesa al presidente”.
Jila Bani Yaghoob va ad aggiungersi ad altre donne in carcere in Iran per reati di opinione. Martedì scorso è entrata nel suo terzo anno di prigionia Nasrin Sotoudeh, avvocata e attivista per i diritti umani. Sta scontando una condanna a sei anni di carcere (ridotta in appello, dopo che  in primo grado gliene erano stati inflitti 11) per “atti contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro il sistema”. Le è stato anche imputato di far parte del Centro per i difensori dei diritti umani, un organismo fondato dal Nobel per la pace Shirin Ebadi, di cui è stretta collaboratrice. Al termine della pena le sarà inibito l’esercizio della professione legale per 10 anni.
Del Centro per i difensori dei diritti umani faceva parte, fino al momento dell’arresto, anche Narges Mohammadi. Nei suoi confronti, stesse accuse e stessa condanna, in primo e secondo grado, di Nasrin Sotoudeh. In carcere, dove è entrata il 21 aprile di quest’anno, le sue condizioni di salute sono peggiorate (dal 2010, quando trascorse un altro periodo in carcere, soffre di paralisi neuromuscolari temporanee), al punto che il 31 luglio le autorità hanno disposto la sua scarcerazione su cauzione per motivi di salute.
Su cauzione è stata rimessa in libertà, all’inizio di luglio, anche Nazanin Khosravani, 35 anni, giornalista che collabora con varie testate riformiste. Era in prigione da marzo. La condanna nei suoi confronti (sei anni per “raduno illegale e cospirazione contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro il sistema”) rimane in piedi.
Resta in carcere, invece, Mahsa Amrabadimoglie del reporter Masoud Bastani, a sua volta in prigione, condannata a cinque anni (di cui quattro sospesi con la condizionale) per aver rilasciato interviste e scritto articoli a sostegno del marito e in cui chiedeva il suo rilascio.
Stessa sorte per Bahareh Hedayat, attivista della Scuola di economia dell’Università di Teheran, esponente della campagna “Un milione di firme (per l’abolizione delle leggi che discriminano le donne) e dell’organizzazione studentesca Tahkim-e Vahdat. Ha trascorso la maggior parte degli ultimi sei anni in carcere, salvo che per pochi e brevissimi permessi temporanei. Sta scontando una condanna a nove anni e mezzo di carcere per “propaganda contro il sistema”, “interviste concesse a testate straniere”, “offesa alla Guida suprema”, “offesa al presidente”, “disturbo dell’ordine pubblico attraverso la partecipazione a raduni illegali” e “distruzione dell’ingresso e accesso illegale nell’università Amir Kabir”.
Resta poco spazio per elencare altri nomi di prigioniere di coscienza: Fereshteh Shirazi (blogger e attivista della campagna Un milione di firme), Jila Karamzadeh Makvandi (poetessa ed  esponente del movimento delle Madri di parco Laleh), Fariba Kamalabadi (esponente della comunità baha’i) e Hengameh Shahidi… Nessuna di loro ha beneficiato dell’amnistia concessa alla fine del mese sacro del Ramadan dalla Guida suprema, l’Ayatollah Khamenei, ad alcune decine di prigionieri politici e di coscienza.

domenica 9 settembre 2012

USA: il pediatra pedofilo Earl Bradley non uscirà mai di prigione. Parola della Corte Suprema



Earl Bradley
Tutti i ricorsi sono stati respinti, la sentenza è ormai definitiva: Earl Bradley, il pediatra pedofilo condannato a ben 14 ergastoli, non potrà mai tornare in libertà. A stabilirlo ci ha pensato la Corte Suprema dello stato del Delaware, che all’unanimità ha respinto l’ultimo ricorso presentato dall’uomo - relativo a presunte irregolarità nelle perquisizioni dei suoi uffici - ed ha quindi confermato la condanna.
L’uomo, giudicato colpevole di aver abusato sessualmente di almeno 85 bambine, tutte sue pazienti di età compresa tra 1 e 3 anni, dovrà trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre. Massima soddisfazione espressa da Beau Biden, procuratore generale del Delaware:
Earl Bradley non uscirà mai di prigione. Siamo gratificati dalla chiarezza dalla Corte. Il nostro lavoro - occuparci della vittime e delle loro famiglie ed aiutarle a guarire da questo indicibile crimine - non finirà mai.
Il ricorso presentato dai legali del pediatra, è necessario precisarlo, non era relativo alla colpevolezza dell’imputato. Che abbia abusato sessualmente delle sua vittime non ci sono dubbi - esistono i filmati da lui registrati ed archiviati nei suoi computer - ma quello che i legali contestavano era la condotta dagli agenti che hanno trovato le prove ed eseguito l’arresto.
Bradley operava in quattro diversi studi e il mandato di perquisizione era relativo soltanto a due di questi e limitato ai file medici dell’uomo. Gli agenti, invece, andarono oltre controllando tutti e quattro gli studi ed eseguendo una ricerca ben più ampia.
In sostanza, sosteneva la difesa dell’uomo, i militari non erano stati autorizzati a controllare i computer di Bradley. Quelle perquisizioni furono di fatto illegali e gli avvocati dell’ex pediatra speravano che questo particolare potesse portare ad un nuovo processo che si sarebbe svolto senza l’ausilio di quei filmati - vere e proprie prove schiaccianti - sequestrati senza seguire le regole.
Il ricorso, però, è stato respinto e la sentenza emessa in precedenza è diventata definitiva.